Secondo i consulenti finanziari la battuta d’arresto dei mercati che caratterizzerà il 2020 somiglierà di più a quella vista nel 2018 rispetto a quella del 2008 del crack Lehman – benché sotto il profilo economico si preveda un colpo sul Pil nettamente più grave. Lo rivelano i risultati di un’indagine condotta da Natixis su 2.700 professionisti finanziari provenienti da 16 Paesi e territori, raggiunti fra il 16 marzo e il 24 aprile.
Secondo le proiezioni medie di questo campione il Msci World cederà il 7,3% a fine anno mentre lo S&P 500 andrebbe a perdere il 7%. Al momento (15 giugno) i due indici si trovano in ribasso rispettivamente dell’8,61% e del 5,86%. Se questa previsione fosse rispettata il colpo per i due principali listini globali sarebbe decisamente contenuto rispetto al -40,33% e al -37% segnati dai due indici nel 2008, l’anno in cui deflagrò la crisi finanziaria.
Secondo il 51% dei professionisti finanziari raggiunti da Natixis la volatilità iniziale causata dalla crisi del coronavirus sarebbe stata guidata più dal sentiment che dai fondamentali. Un’idea, questa, che giustificherebbe un crollo dei mercati più facile da recuperare rispetto a quello del 2008. Il 47% dei consulenti, tuttavia, riteneva che al momento del coronacrash i mercati fossero sopravvalutati.
La volatilità continua ad essere citata come il principale rischio per la performance di portafoglio e per le prospettive di mercato. Due terzi (69%) dei professionisti su scala globale hanno indicato nella volatilità una delle principali fonti di preoccupazione, seguita da vicino dai timori di recessione (67%). Quasi la metà (47%) degli intervistati cita fra i rischi rilevanti anche gli eventi geopolitici.
“Con la graduale riapertura delle economie e l’allentamento delle tensioni su scala globale, i consulenti finanziari sono nel complesso ottimisti per quanto riguarda la ripresa”, dichiara Antonio Bottillo, Country head ed Executive managing director per l’Italia di Natixis Investment Managers, “tuttavia sono ancora concentrati sulle modalità di protezione dei clienti dalla volatilità che si aspettano. La crisi ha rappresentato la tempesta perfetta per coloro che tendono a prendere decisioni di investimento su base emotiva e con la crisi che ha messo a nudo i limiti delle strategie di investimento passivo, la larga maggioranza dei consulenti si sta orientando verso una gestione attiva nell’attuale contesto”.