(Teleborsa) – Nei giorni scorsi la Commissione Europea ha alzato il velo su “Next Generation EU”, la potenza di fuoco pensata per risollevare l’economia dei Paesi UE dall’impatto della crisi scaturita dalla pandemia.
Una proposta, quella ufficializzata dalla Presidente von der Leyen, sulla quale bisogna ancora trovare la quadra, superando l’ostilità del cosiddetto “blocco rigorista”, come sottolinea l‘economista e docente Innovation Academy Trentino Sviluppo, Andrea Ferretti che analizza i numeri e i punti salienti del fondo da 750 miliardi in grado di mettere a disposizione dei Paesi richiedenti oltre a 500 miliardi di sovvenzioni a fondo perduto già previsti nell’accordo franco-tedesco, ulteriori 250 miliardi di prestiti fino a 30 anni, a tassi di interesse irrisori.
Di queste somme – osserva Ferretti – al nostro Paese potrebbero arrivare fino a 172-173miliardi, di cui circa 80 miliardi a fondo perduto e 90 di ulteriori prestiti. Il Fondo poggerà sul bilancio europeo 2021-2027 e sarà finanziato attraverso l’emissione diretta da parte della Commissione di specifici bond, ciò significa che questo nuovo indebitamento sarà europeo e non andrà ad appesantire ulteriormente il debito pubblico dei Paesi richiedenti”.
C’è poi un’altra importante riflessione da fare. “Stiamo parlando di somme molto importanti, ma per la prima volta nella storia europea osserviamo una condivisione a 3 livelli: anzitutto condivisione del rischio, in pratica chi acquisterà i bond della Commissione sarà garantito non da uno specifico Paese ma dall’Unione europea stessa; condivisione a livello di rimborso: tutti i partners europei parteciperanno al rimborso prescindendo dalla quota di utilizzo del fondo per la ripresa con forti effetti redistributivi. Per capirci meglio, l’Italia verosimilmente utilizzerà un 20% di queste somme, ma contribuirà al fondo per circa un 12-13%, al contrario si ritiene che la Germania utilizzerà un 7% delle somme ma sarà il primo contribuente tra i partners europei.
C’è poi – osserva ancora Ferretti – la “condivisione a livello di progetto e di obiettivi: le risorse del fondo per la ripresa verranno gestite ed esaminate a livello europeo ma sulla base di programmi formulati dai Paesi richiedenti. Ovviamente, le priorità saranno legate alla modernizzazione dell’economia, alle infrastrutture, alla digitalizzazione e alla green economy”.
Una proposta ambiziosa, avverte Ferretti, sulla quale bisogna ancora trovare la quadra, in particolare superando le resistenze dei Paesi del Nord. Tuttavia, “è del tutto evidente che siamo in presenza di una svolta epocale, mai in precedenza si era arrivati su progetti di queste dimensioni e durata a una condivisione a livello di rischio di rimborso e di progetto. Mai era stato affidata alla Commissione Europea una capacità di indebitamento di questa portata. Con il Recovery fund, l’Unione europea diventerà il primo emittente di rischio sovrano, passando dagli 800 miliardi attuali a circa duemila miliardi.
Una risposta potente e massiccia con l’Europa chiamata a dimostrare di essere all’altezza di una sfida senza precedenti perché, conclude Ferretti, “le cose eccezionali si fanno solo in momenti eccezionali”.
(Foto: Lukasz Kobus – © Unione Europea)