(Teleborsa) – Il 2 giugno del 1946 nacque la Repubblica italiana, dopo un lungo periodo di ostilità belliche e tensioni sociali, un referendum popolare decise sul filo del rasoio il destino dell’Italia, abbandonando la forma monarchica e scegliendo quella repubblicana. A 74 anni di distanza, oggi, 2 giugno 2020, il Paese esce da un periodo buio e si appresta a vivere un futuro incerto e denso si asperità, di fronte ad una crisi economica come mai se ne sono vista3 nell’ultimo Secolo, peggiore della crisi finanziaria del 2008 ed anche della Grande Depressione degli anni ’30.
Un 2 giugno che verrà ricordato, in assenza di parate, senza una folla festante, la fotografia di un uomo, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che, da solo, in silenzio, salirà sull’Altare della Patria, per deporre la tradizionale corona di alloro al Milite Ignoto, in Piazza Venezia a Roma, prima di partire per Codogno, la “zona rossa” da cui è scoppiato l’incubo della pandemia di Covid-19. Ad attenderlo lì le Autorità locali ed il Governatore della Lombardia Attilio Fontana.
E forte risuona l’eco delle parole del Presidente Mattarella, ieri sera, in occasione del “Concerto dedicato alle vittime del coronavirus”, organizzato al Quirinale. Un appello alla coesione sociale, all’unità morale, alla responsabilità istituzionale, per soddisfare il desiderio “di ripresa e di rinascita, civile ed economica”.
Nel suo discorso, il Capo dello Stato fa cenno ai “sentimenti di incertezza e motivi di speranza” che caratterizzano questa fase storica ed alla “volontà di un nuovo inizio. Di una stagione nuova”. Ora, come allora, nel 1946, quando la nascita della Repubblica “segnava anch’essa un nuovo inizio”.
“Allora si reagiva ai lutti, alle sofferenze e alle distruzioni della guerra. Oggi dobbiamo contrastare un nemico invisibile, per molti aspetti sconosciuto, imprevedibile, che ha sconvolto le nostre esistenze e abitudini consolidate”, sottolinea Mattarella, aggiungendo “possiamo assumere questa giornata come emblematica per l’inizio della nostra ripartenza“. “La risalita non sarà veloce – avverte – la ricostruzione sarà impegnativa, per qualche aspetto sofferta. Serviranno coraggio e prudenza. Il coraggio di guardare oltre i limiti dell’emergenza, pensando al futuro e a quel che deve cambiare”.
“Ora sarebbe inaccettabile e imperdonabile disperdere questo patrimonio, fatto del sacrificio, del dolore, della speranza e del bisogno di fiducia che c’è nella nostra gente”, avverte il Presidente.
“Questo 2 giugno ci invita a riflettere tutti su cosa è, su cosa vuole essere la Repubblica oggi”, prosegue il Presidente, facendo appello alla responsabilità ed al senso del dovere di “tutti coloro che hanno una responsabilità istituzionale”. “Non si tratta di immaginare di sospendere o annullare la normale dialettica politica. La democrazia vive e si alimenta di confronto fra posizioni diverse. – spiega – Ma c’è qualcosa che viene prima della politica e che segna il suo limite. Qualcosa che non è disponibile per nessuna maggioranza e per nessuna opposizione: l’unità morale, la condivisione di un unico destino, il sentirsi responsabili l’uno dell’altro. Una generazione con l’altra. Un territorio con l’altro. Un ambiente sociale con l’altro. Tutti parte di una stessa storia. Di uno stesso popolo”.
“Le sofferenze provocate dalla malattia non vanno brandite gli uni contro gli altri”, ammonisce il Capo dello Stato, chiedendo ai responsabili della politica “rispetto, serietà, rigore, senso della misura e attaccamento alle istituzioni”.
“Sono convinto che insieme ce la faremo. Che il legame che ci tiene uniti sarà più forte delle tensioni e delle difficoltà. Ma so anche che la condizione perché questo avvenga – conclude il Presidente – sarà legata al fatto che ciascuno, partecipando alla ricostruzione che ci attende, ricerchi, come unico scopo, il perseguimento del bene della Repubblica come bene di tutti. Nessuno escluso”.