(Teleborsa) – “La spesa pensionistica negli anni cresce pochissimo, meno dell’1% e, tale voce nei bilanci dello Stato sta in piedi. È la spesa pensionistica di carattere sociale a crescere molto di più. Ma per questo non dobbiamo penalizzare chi ha lavorato, sostenendo una visione assistenziale del mondo. Matteo Salvini sa benissimo quanto abbiamo dovuto litigare per fare Quota 100 ma la verità è che, durante il Conte I, era stata pompata enormemente la spesa di questa riforma che alla fine è costata molto meno delle previsioni”. È quanto sostiene Massimo Garavaglia, deputato leghista, viceministro dell’Economia all’epoca della riforma, autore, insieme a Claudio Durigon (già sottosegretario per il Lavoro e le politiche sociali) del saggio “La libertà di andare in pensione. Come Quota 100 ha cambiato il sistema previdenziale italiano”, titolo di esordio della casa editrice oVer Edizioni, presentato questa mattina a Roma presso il Censis e sul Canale YouTube Ital TV.
Nel nuovo scenario delineato dall’emergenza coronavirus e nell’ottica dell’avvio di un nuovo modello di sviluppo, Quota 100 si dimostrerà uno strumento adatto ad affrontare le sfide future?
“Si è già dimostrato uno strumento adatto. Se in questo momento non ci fosse stata Quota 100 avremmo avuto un incremento pazzesco di personale che era in difficoltà, da mettere in cassa integrazione Inps che è in ritardo di oltre il 20%. Se consideriamo la cassa in deroga, dove c’è un piccolo contributo delle Regioni, il ritardo è del 30% così come per la cassa Fis (Fondo di integrazione salariale ndr) che fa sempre capo all’Inps. Senza Quota 100 questi numeri sarebbero stati enormemente amplificati. Bisogna, inoltre, considerare le difficoltà legate allo smart working per il personale di una certa età. Quindi meno male che c’è stata Quota 100 che ha consentito di semplificare una situazione già di suo difficile”.