(Teleborsa) – Nel mese di marzo, prima dell’intervento della Bce che ha varato il massimo piano di acquisti calmando lo spread, gli investitori esteri hanno ceduto titoli pubblici italiani per 51,5 miliardi di euro in “prevalenza a lungo termine”. È quanto emerge dall’ultimo bollettino della bilancia dei pagamenti della Banca d’Italia.
Nei dodici mesi terminanti a marzo 2020 le acquisizioni nette di attività sull’estero sono risultate pari a 44,2 miliardi di euro (da 31,0 miliardi nel periodo del 2019). Tutte le principali componenti hanno registrato saldi positivi. Gli investimenti diretti per 3,3 miliardi, gli investimenti di portafoglio per 2,3 miliardi (di riflesso agli acquisti di quote di fondi comuni e alla vendita di titoli di debito) e gli “altri investimenti” per 34,4 miliardi.
Il boom di vendite da parte degli investitori esteri è stato alla base dell’impennata dello spread che, lo scorso marzo, in Italia ha superato i 300 punti. Un picco che è rientrato solo grazie ai piani di politica monetaria senza precedenti varati dalla Bce. Se l’elevata volatilità ha interessato tutti i listini, il nostro Paese, primo in Europa ad aver subito il forte impatto virus e di conseguenza ad adottare le misure di lockdown, è risultato tra i più colpiti.