(Teleborsa) – “Ricordare è un dovere. Ricordare le strategie e le trame ordite per destabilizzare l’assetto costituzionale, le complicità e le deviazioni di soggetti infedeli negli apparati dello Stato, le debolezze di coloro che tardarono a prendere le distanze dalle degenerazioni ideologiche e dall’espandersi del clima di violenza”. Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel Giorno della memoria delle vittime del terrorismo con il quale chiede anche di “ricordare il coraggio di chi non si è piegato, di chi ha continuato a difendere la libertà conquistata, il diritto e la legalità, le istituzioni che presidiano la vita democratica”. Parla delle “responsabilità accertate” e sottolinea che “non sempre è stata fatta piena luce”.
Poi il ricordo dell’uccisione di Aldo Moro, era il 9 maggio del 1978, esattamente la mattina di 42 anni fa, con il ritrovamento del corpo del Presidente della Democrazia Cristiana, ucciso dalle Brigate Rosse, nel bagagliaio della Renault 4 rossa parcheggiata a Roma in via Caetani, una stretta strada del centro città molto vicina alle allora sedi del PCI di via delle Botteghe Oscure e della DC in piazza del Gesù: “Una ferita indelebile”. “Nel riscoprire il pensiero, l’azione, gli insegnamenti di Moro e di tanti altri giusti che hanno pagato il prezzo della vita – ha sottolineato Mattarella – ritroveremo anche talune radici che possono essere preziose per affrontare il futuro”.
“Nel Giorno della Memoria, che il Parlamento italiano ha voluto dedicare alle vittime del terrorismo – ha detto ancora il Capo dello Stato – la Repubblica si inchina davanti alle vite spezzate dal fanatismo politico, dalle violenze di gruppi brigatisti e neofascisti, dagli assalti eversivi alle istituzioni democratiche e alla convivenza civile. Tragicamente lunga è la sequela delle persone uccise negli anni di piombo: servitori dello Stato, donne e uomini eletti a simbolo di funzioni pubbliche, cittadini impegnati nella vita sociale, testimoni coerenti che non hanno ceduto al ricatto”.