(Teleborsa) – “Io resto a casa” non vale per tutti. Il 2020 con la comparsa del coronavirus è caratterizzato da una serie di avvenimenti eccezionali che hanno imposto al Paese Italia alcune scelte fondamentali in vari settori: dalla tecnologia, ad aspetti organizzativi della macchina amministrativa, alla Scuola.
Il Governo italiano ha dichiarato lo stato di emergenza del Paese nelle prime settimane dell’anno, approvando via via provvedimenti e norme fino a quello che appunto si può concretizzare con come “Io resto a casa”: che vuol dire innanzi tutto la chiusura delle scuole e insegnamento telematico. Ma sono subito apparsi con evidenza situazioni di divario tecnologico dell’organizzazione sia via terra che via etere dei sistemi di connessione a internet e un crudo rapporto di raffronto con Paesi stranieri.
Il “Comandante Astronauta” Luca Parmitano e il suo equipaggio, con i collegamenti in diretta dallo spazio e l’invio di immagini, hanno fatto risaltare ancor di più aspetti di rilevanza tecnologica. I dati ISTAT rincarano la dose: ci informano che il 33,8% delle famiglie (26.000.000 circa in totale) non ha né computer né tablet. Quindi, quasi 9.000.000 di di famiglie in Italia non hanno questi tipi di devices tecnologici.
Molti territori di vari Comuni, soprattutto zone di montagna, non hanno la connessione di rete o addirittura non ricevono segnale televisivo e i loro abitanti sono privi di qualsiasi tipologia di devices. Si arriva a calcolare che questa situazione riguarda decine e decine di migliaia di ragazze e ragazzi della scuola cosiddetta dell’obbligo.
Perciò, molti di questi studenti non stanno potendo seguire le lezioni da casa durante l’isolamento da coronavirus. Aprendo la parentesi, per vedere il fenomeno ancor più in maniera generale, va aggiunta a questa cifra il numero degli studenti che negli ultimi anni hanno abbandonato anzitempo gli studi per i più diversi motivi.
La gravità della questione, stante per il momento di fatto il silenzio generale praticamente da parte dell’intero Parlamento, è stata affrontata dal Gruppo degli ex Parlamentari, deputati e senatori, riuniti nell’Associazione presieduta dall’on. Antonello Falomi, che ha presentato una richiesta scritta al Presidente della Rai e alla Commissione parlamentare di vigilanza sui servizi radiotelevisivi. Sulla proposta, Teleborsa ha rivolto alcune domande al Presidente dell’Associazione ex Parlamentari, Onorevole Antonello Falomi.
Onorevole, cosa avete chiesto alla RAI?
“La straordinaria situazione di emergenza per l’epidemia del coronavirus pone anche al servizio pubblico una sfida senza precedenti e lo interroga su come mettere le proprie risorse al servizio della comunità nazionale con il miglior risultato possibile, non solo sotto il profilo informativo e dell’intrattenimento, ma pure, come non mai in passato, sotto il profilo formativo e didattico.
Nel rispetto e nell’apprezzamento di quanto la Rai sta già facendo, l’Associazione degli ex Parlamentari, in ragione dell’esperienza, del radicamento e della conoscenza che i suoi associati hanno delle realtà sociali e territoriali, ha sottoposto all’attenzione della RAI l’idea di concentrare mezzi e risorse a sostegno della scuola pubblica nella forma di una proposta che si può definire “Un canale Tv per ogni classe”.
Ci spieghi di più…
“Questa proposta ha il fine di dare un supporto importante – realistico, efficace e universale – alla scuola italiana in questo momento di grande difficoltà, dove quattro milioni di alunni e migliaia di insegnanti rischiano di vedere vanificato il loro impegno per la perdita, di fatto, di un “anno di scuola”. Con l’altro rischio, non meno grave, di “delegittimazione dell’impegno scolastico” (tanto siamo tutti promossi) e il rischio conseguente di delegittimazione anche per gli insegnanti”.
Quali le iniziative concrete?
“Tutto ciò che la moderna tecnologia offre è sicuramente utile ed importante per gli studenti degli Istituti Superiori, ma dubitiamo fortemente che lo possano essere altrettanto per tutti gli alunni della scuola primaria e secondaria di primo grado.
La mancanza di personal computer e di tablet in moltissime famiglie; le difficoltà di connessione alla rete internet; le diverse condizioni culturali e altri ostacoli che inevitabilmente si frappongono ad una efficace formazione a distanza su base telematica, consiglierebbero di puntare su una soluzione che garantisca agli alunni di tutto il Paese le stesse opportunità, ovvero “Un canale TV per ogni classe”, da realizzare in una fascia oraria dedicata, come ad esempio tra le 9 e le 12″.
Gli apparecchi televisivi sono invece presenti in tutte le abitazioni; e oltretutto con la possibilità per genitori, nonni e altre persone vicine agli alunni possono condividere l’insegnamento dedicato. E ciò potrebbe utilmente essere fatto dalla prima elementare fino alla terza media”.
Secondo la vostra proposta, la RAI quanti e quali canali tv dovrebbe utilizzare?
“Sarebbe ottimale che la RAI utilizzasse 8 canali tematici (esempio: RAI Scuola, RAI Storia, RAI 4, RAI 5, RAI Yoyo, RAI Gulp, RAI Premium, RAI Sport) dedicandone uno alla “prima elementare”, uno alla “seconda”, e via via sino alla “terza media”. Con contenuti, avvalendosi dei contributi del mondo della scuola, realizzati in funzione del programma scolastico di ogni singola classe e con on la possibilità di utilizzare anche parte dell’estate per il recupero del tempo perduto.
Inoltre, una volta realizzati per la TV i programmi “ministeriali”, questi rimarrebbero disponibili, oltre che per questa estate, anche per il futuro, richiamabili sia su internet che sul sito della RAI, in caso di malattia di uno studente, di indisponibilità dell’insegnante o di qualsiasi altra esigenza”.
Questa proposta ha ottenuto molti apprezzamenti. La Rai vi ha risposto? Sono previsti incontri a breve?
“Abbiamo ricevuto apprezzamenti dal mondo giornalistico. Rimaniamo in attesa di una risposta dalla politica, dalle istituzioni e soprattutto dalla Rai”.
di Egidio Pedrini