(Teleborsa) – Slitta il vertice Opec che era previsto per oggi, lunedì 6 aprile 2020, in teleconferenza, per dare più tempo agli produttori di elaborare delle strategie che conducano ad un taglio “globale” di almeno 10 milioni di barili entro il 2° trimestre di quest’anno. Un taglio che dovrà esser condiviso da tutti, non solo Arabia Saudita e Russia, ma anche dagli Stati Uniti, che con una produzione di circa 13 milioni di barili “contano” almeno quanto i sauditi.
La proposta lanciata la scorsa settimana dal Presidente americano Donald Trump, in una insolita veste da paciere fra Mosca e Riad, è stata accolta con grande serietà dal Presidente russo Vladimir Putin, il quale ha affermato che “si può parlare” di una riduzione di 10 milioni di barili (MBG), ma il contingentamento dell’offerta “deve essere fatto in partnership” e “combinando gli sforzi” con gli USA. Si prospetta in particolare un taglio pro quota, prendendo come base la produzione mondiale del 1° trimestre.
Una proposta che stata accolta con una certa soddisfazione dal Presidente dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE), Fatih Birol, il quale ha affermato che “è un buon inizio”, avvertendo però che “bisogna fare di più” perché l’eccesso di offerta potrebbe raggiungere i 25 milioni nel 2° trimestre.
Dal canto suo Larry Kudlow, primo consigliere economico della Casa Bianca, ha confermato la disponibilità degli Stati Uniti a concordare i tagli dell’output, anche se ammette che in USA, dove vige il libero mercato, è più difficile “ordinare politiche di produzione” come impongono Russia ed Arabia Saudita alle oil company statali. In ogni caso la disponibilità c’è e si stanno vagliando varie ipotesi per arrivare ad una riduzione di almeno 2 milioni di barili: vietare l’export di greggio, come accadeva in passato; sospendere la produzione di greggio nel Golfo del Messico, ufficialmente per motivi di tutela dei lavoratori,; vietare l’autorizzazione a produzioni che si rivelerebbero “inefficienti” agli attuali prezzi del greggio.
I tempi però non sono ancora maturi e per questo l’Opec ha deciso di far slittare il vertice previsto per oggi e dar tempo ai maggiori produttori di elaborare strategie interne, con un solo obiettivo: tutti devono collaborare in proporzione al proprio peso sul mercato globale.
La reazione del petrolio è stata negativa, ma sui mercati internazionali le quotazioni sono anche risalite dai minimi: il tratta a 33,53 dollari, in ribasso dello 0,5% rispetto agli oltre 34 dollari raggiunti in precedenza. Il Light crude nordamericano segna un calo più incisivo dell’1,27% a 27,98 dollari.