Mentre cresce l’emergenza coronavirus su scala mondiale, continuano a registrarsi i casi speculazione. La scorsa settimana tutti i media hanno dato spazio all’impennata dei prezzi di gel igienizzanti e mascherine. Oggi spunta il caso del CoronaCoin, una criptovaluta lanciata poche ore fa su una piattaforma registrata nelle Isole britanniche dell’Oceano Indiano con il simbolo è “$nCoV”, che consente ai trader di scommettere sull’epidemia di coronavirus, in base a quante persone si ammalano o muoiono.
Come funziona
Il numero di CoronaCoin in circolazione corrisponde alla popolazione mondiale, cioè leggermente superiore a 7,6 miliardi. La moneta non è estraibile come i classici bitcoin e affini e, quindi, non sarà mai possibile creare nuovi CoronaCoin.
La sua offerta diminuirà ogni due giorni in base al tasso di nuovi casi, secondo il suo sito Web – suggerendo che il suo prezzo potrebbe aumentare più le persone uccide il virus.
“Una valuta deflazionistica”, ha spiegato uno dei fondatori dell’impresa Alan Johnson, “con l’aumentare del numero di infetti/morti a causa del virus il numero di token viene aggiornato ogni 48 ore e, per ogni infezione o morte, viene cancellato un token”.
Pioggia di critiche dai social
Come prevedibile, la notizia ha scatenato forti critiche sui social, che hanno bollato l’iniziatica come impietosa e “amorale”.
Critiche che lasciano del tutto indifferenti gli sviluppatori che tirano dritto e difendono la bontà del progetto spiegando che il “CoronaCoin è un’aggiunta radicale e preziosa al ricco arazzo di criptovalute che oggi è sul mercato. È la prima e unica criptovaluta supportata dalla prova di morte, basata su statistiche ottenute dall’Organizzazione mondiale della sanità”.
Anzi, per rafforzare l’iniziativa, è stato annunciato che il 20% dei fondi dalla vendita delle moneta virtuale sarà donato alla Croce Rossa.