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Coronavirus, Dazi, Brexit e indebitamento globale: la “Mappa dei rischi” 2020

(TELEBORSA) – Dalle tensioni commerciali tra Stati Uniti, Cina ed Europa, al nodo persistente dell’indebitamento globale passando per la delicata gestione del post-Brexit oltre all’attuale questione del Coronavirus che vede direttamente coinvolta, oltre all’Italia in piena emergenza – sempre di più anche l’Europa: il quadro dei rischi globali nel 2020 ricalca, e in alcuni casi intensifica, le criticità economico-finanziarie e politico-sociali che avevano caratterizzato il panorama internazionale nell’anno appena concluso. Tali fattori, insieme alla debolezza del ciclo economico di diversi Paesi avanzati, rallentano l’attività economica globale – che ha messo a segno il ritmo di crescita più basso dell’ultimo decennio – e soprattutto il commercio internazionale.

Questo lo scenario tratteggiato nel Focus On sulla Mappa dei Rischi2020 – “Come navigare in un mare d’insidie”, di SACE SIMEST (Gruppo CDP), giunto alla XIV edizione, il cui mappamondo interattivo online delinea i profili di rischio in circa 200 mercati esteri.

  • DAZI –  Le elezioni presidenziali statunitensi del 2020 potrebbero spingere l’amministrazione Trump a mosse a sorpresa, anche in chiave protezionistica. Per ora, la conferma della tregua tra Usa e Cina è simboleggiata dall’accordo siglato tra le parti il 15 gennaio scorso. Un passo in avanti che però, da un lato non risolve i temi più spinosi rimandandoli a colloqui futuri, dall’altro non è soddisfacente in termini di riduzione dei dazi statunitensi verso la Cina (ancora, in media, del 19% circa).Peraltro, l’accordo fissa obiettivi non facilmente raggiungibili – ancor di più alla luce dello scoppio  dell’emergenza coronavirus – soprattutto con riguardo agli acquisti di prodotti statunitensi da parte diPechino. Il Paese del Dragone è stato il principale, ma non l’unico, obiettivo della politica protezionistica americana.
  • BREXIT – A Londra, invece, la Brexit è realtà, ma nei prossimi mesi il Regno Unito dovrà trovare un accordo, non facile, con l’UE per regolare le future relazioni commerciali. Dopo la vittoria alle urne di dicembre, il governo guidato da Boris Johnson ha mantenuto la sua promessa elettorale: “Get Brexit Done”. L’accordo rinegoziato con l’UE dal primo ministro inglese nei mesi scorsi ha mitigato in parte le diffidenze che riguardavano il backstop, uno dei principali elementi di discussione, portando il Paese all’uscita dal blocco europeo il 31 gennaio scorso. Il Regno Unito è ora nella fase di transizione – ossia continua a seguire le norme e i regolamenti dell’UE e a contribuire al suo bilancio – che è prevista terminare a fine 2020. Tale termine potrà essere prorogato di uno o due anni entro il 30 giugno 2020, stessa data in cui le parti dovranno aver concluso le trattative per l’intesa commerciale.
  • INDEBITAMENTO GLOBALE – Ha raggiunto i 253 mila miliardi di dollari nel terzo trimestre del 2019 (+3,6%rispetto alla fine del 2018), con un peso pari al 322,4%del Pil mondiale. Il debito detenuto dalle economie emergenti è inferiore a un terzo del totale ma nell’ultimo decennio si è registrata una forte espansione (+147%), accompagnata da un contestuale significativo aumento del peso sul Pil. In questo scenario, il Pil mondiale è atteso avanzare nel 2020 al 2,3%, un ritmo inferiore rispetto allo scorso anno. Importanti economie, sia avanzate (Francia,Germania, Giappone, Stati Uniti), sia emergenti(Cina), sono infatti previste in rallentamento. Economie verso le quali è diretta la maggior parte dei prodotti Made in Italy. Alcuni segnali positivi giungono invece da economie in ripresa (tra le altre, Arabia Saudita, Brasile e Russia) e in espansione (Colombia, Filippine e Marocco).
  • CORONAVIRUS –  Lo scoppio dell’emergenza pone preoccupazioni sulla crescita dell’economia globale nel 2020. Avrà un impatto sulla crescita in Cina, almeno nel breve termine. Sotto l’ipotesi che l’emergenza rientri in tempi rapidi – scenario a più elevata probabilità di accadimento secondo la maggior parte degli analisti – nella seconda metà dell’anno le imprese cinesi dovrebbero compensare, almeno parzialmente, la produzione persa a inizio 2020, anche grazie agli strumenti volti a sostenere l’economia messi in campo dal Governo di Pechino. A ogni modo, pur con un rimbalzo nei mesi a venire, occorrerà del tempo prima che le “perdite” accumulate nella fase di avvio dell’anno siano recuperate. Le attese per il Paese asiatico sono di un aumento del Pil del 5,4% nel 2020, ben 0,6 punti percentuali in meno rispetto alle stime di inizio anno, secondo Oxford Economics. L’epidemia coronavirus avrà impatti anche a livello settoriale. I comparti più esposti sono quello del lusso, i metalli e l’oil che risentiranno del calo dell’import di Pechino. I consumatori cinesi rappresentano infatti il 35% della domanda mondiale di beni del lusso; in più, il Paese del Dragone è primo a livello mondiale per importazioni di petrolio. Altri settori, quali l’elettronica, le apparecchiature elettriche, il tessile e l’automotive, accumunati dal metodo di approvvigionamento(just-in-time) potranno andare incontro a interruzioni delle attività a causa della carenza di componenti in arrivo dalla Cina. Infine, sono attesi effetti negativi sul settore del turismo, specie neiPaesi che attirano significativi afflussi di visitatori cinesi.La propagazione del virus in Italia rappresenta oggi una nuova grande incognita: l’evoluzione dei fatti è sotto stretto monitoraggio e impone la massima attenzione e cautela.


Fonte: https://quifinanza.it/finanza/feed/

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