Prosegue il tavolo tra governo e sindacati dedicato alla flessibilità in uscita e al superamento di Quota 100, per arrivare alla riforma delle pensioni 2020.
I sindacati hanno riassunto le loro proposte: maggiore flessibilità, strutturale e di lungo periodo, che contempli la possibilità di uscire dal mondo del lavoro a partire dai 62 anni di età anagrafica o con 41 anni di contribuzione; una strutturalità dell’Ape sociale e anche una risposta al lavoro di cura delle donne alle quali “scontare” un anno di contribuzione per ogni figlio.
Ma dal governo, appunto, nessuna indicazione su una possibile quantificazione delle risorse che saranno a disposizione dell’intervento nonostante ” più volte è stato detto – hanno spiegato i sindacati – che condivide la filosofia e l’impianto della nostra piattaforma”.
E il silenzio sul tema, non piace a Cgil Cisl e Uil: “La nostra proposta è finanziariamente sostenibile ma non intendiamo metterci a sparare dati; vorremmo piuttosto costruirli assieme al governo evitando quel balletto di cifre solitamente insopportabile. Restiamo in attesa di vedere non solo quali misure ma anche quante saranno le risorse a disposizione”, spiega per tutti il segretario confederale Cgil, Roberto Ghiselli che richiama dunque l’esecutivo ad una certa correttezza di atteggiamenti.
“Non aiuta che tutti giorni mentre al tavolo ufficiale il governo non dice nulla, nel frattempo, membri che parlano a suo nome lancino ipotesi sia su Quota 100 ai sulle risorse da mettere in campo”, aggiunge Ghiselli guardando anche alla fiscalità generale che dovrà giocare un ruolo di supporto. E per i sindacati andrebbero dedicate alla riforma anche tutti i risparmi derivanti da Quota 100 mentre, sottolineano, “già il primo miliardo invece è andato”.
Ferma su questa linea anche la Cisl: ” Abbiamo risollecitato il governo per capire quali siano le sue linee di indirizzo, individuare le platee e dire una parola chiara sulle risorse in campo perché serve far restare nel bacino previdenziale tutti i risparmi che sono arrivati e arriveranno da Quota 100. Per noi non ci potrà mai essere nessuno scambio tra anticipo dell’età pensionabile e ricalcolo contributivo”, spiega il segretario generale aggiunto Cisl, Luigi Sbarra.
Unico risultato del tavolo, che i sindacati comunque apprezzano, l’annuncio che a breve verrà istituita la Commissione paritetica sui lavori gravosi. Un pool tecnico, che sarà operativo con ogni probabilità da metà marzo, atteso da Cgil Cisl e Uil: “da qui si partirà per riuscire a capire le dimensioni del fenomeno di una possibile uscita flessibile”, commenta il leader Uil Carmelo Barbagallo.
Il governo dunque è atteso ad una risposta: “In ogni incontro hanno detto che successivamente avrebbero valutato i termini economici e tecnici delle questioni e avrebbero spiegato cosa ne pensavano delle nostre proposte”, sintetizza ancora Barbagallo per il quale il punto di caduta “non potrà essere il round politico programmato per marzo”, ma dovrà arrivare molto prima: probabilmente, convergono Cgil Cisl e Uil, dopo il tavolo sulla previdenza complementare del 19 febbraio prossimo. L’attenzione di Cgil Cisl e Uil sulle partite in corso, comunque, resta altissima. E giovedì prossimo, i sindacati hanno convocato le segreterie unitarie: al centro della riunione di tutti i parlamentini sindacali infatti proprio la valutazione dei tavoli con l’esecutivo e le modalità per sostenere il confronto.
Anche l’Ugl ha presentato la propria proposta al tavolo tecnico: “Sulla flessibilità post Quota 100 si può pensare ad una Quota 100 libera, vale a dire il superamento del doppio paletto vigente al momento; al pensionamento con 41 anni di contributi; alla revisione dell’Ape sociale; alla valorizzazione ai fini pensionistici della maternità e del lavoro di cura non retribuito per le pensioni delle donne e all’estensione della platea dei lavori gravosi ed usuranti”, ha sintetizzato il segretario confederale Fiovo Bitti.
In collaborazione con Adnkronos