Il blocco dell’indicizzazione delle pensioni dal 2011 ad oggi ha generato “danni gravissimi e permanenti” al potere d’acquisto di milioni di pensionati. È come se quest’anno “il pensionato percepisse una mensilità netta in meno, differenza che sarà destinata a crescere”.
Sono le parole segretario confederale della Uil Domenico Proietti, a commento dello studio della Uil che ha dato concretezza alla denuncia che da tempo arriva dal sindacato.
In nove 9 anni una pensione di 1.500 euro lordi mensili nel 2011, ha cumulato una perdita complessiva pari a 74,03 euro al mese, ossia 962,39 annui; un pensionato con un assegno di 1.900 euro lordi mensili nel 2011 ha subìto nello stesso periodo un mancato incremento di circa 1.378,83 euro lordi lordi annui.
“Si tratta di un danno che sarà permanente per tutta la vita del pensionato”, osserva Proietti. “La Uil – prosegue – chiede con forza che venga ripristinata la piena indicizzazione, prevedendo al contempo un meccanismo che restituisca ai pensionati quanto loro sottratto in questi anni. Bisogna poi aggiornare i criteri con i quali ad oggi è valutata l’indicizzazione, basati sul paniere Foi (Famiglie di Operai e Impiegati) che non rispecchia a pieno le reali spese sostenute dalla fascia più anziana della popolazione. Infine, si deve ridurre la pressione fiscale che oggi grava sulle pensioni, la tassazione media nel nostro Paese e, infatti, quasi il doppio di quella operata nei paesi Ocse”.
Ragioni, queste, che il sindacato “porterà al prossimo tavolo tecnico con il Governo, che se saranno attuate restituiranno ai pensionati parte di quello che è stato loro sottratto in questi anni di crisi e, allo stesso tempo, darebbero maggiore liquidità a milioni di famiglie con effetti positivi sull’economia interna del Paese”.
In collaborazione con Adnkronos