(Teleborsa) – Un settore 100% made in Italy, sempre più impegnato sui temi della sostenibilità ambientale e del benessere animale, che dal 2011 ha ridotto dell’82% l’uso degli antibiotici e lavora costantemente accanto alle istituzioni per accrescere tutti gli standard di allevamento, a partire dalle biosicurezze. Questo lo scenario che presenta oggi l’avicoltura italiana secondo il presidente di Unaitalia, Antonio Forlini.
Secondo le prime stime Unaitalia, nel 2019 la produzione nazionale di carni bianche è tornata a crescere, seppur lievemente, passando da 1.314.000 del 2018 a 1.328.000 tonnellate (+1%). Aumentano, stando alle proiezioni dell’associazione, anche i consumi complessivi: da 20,4 a 20,7 chili pro capite. Stabili le uova, con una produzione in linea con il 2018.
“L’avicoltura italiana, in linea con la propria vocazione alla filiera integrata vuole cogliere le sfide del Green Deal e della strategia From farm to fork, lanciata dal nuovo esecutivo europeo – ha affermato Forlini –. Occorre però che le istituzioni supportino l’intero settore nel conciliare la sostenibilità ambientale con quella economica, fornendo strumenti a supporto della competitività delle nostre imprese. Servono finanziamenti per l’innovazione e politiche che ci difendano dall’ingresso di prodotto straniero, in primis dall’Ucraina e dal Brasile, Paesi rispetto ai quali sono stati di recente negoziati accordi a livello europeo molto penalizzanti per il nostro comparto”. Oggi il settore – secondo i dati forniti dal presidente di Unaitalia – è totalmente autosufficiente, con una produzione che copre oltre il 106% dei consumi di carne bianca del Paese. Un primato tutto Made in Italy che dà lavoro a oltre 64mila addetti e produce lungo tutta la sua filiera ricadute economiche e occupazionali pari a 7,9 miliardi, quasi mezzo punto del PIL (0,45%). Secondo i dati della Commissione Ue, inoltre, da gennaio a novembre 2019 le importazioni dal Brasile e dall’Ucraina in Europa sono aumentate rispettivamente del 4,4% e del 7,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. “Aprire ancora di più le porte alle importazioni da Paesi Terzi significherebbe indebolire questo primato e far arretrare il comparto dando minori garanzie ai consumatori in termini di sicurezza alimentare e standard produttivi. Per questo non sono più rinviabili le misure di sostegno al nostro export, unica strada in grado di rafforzare il comparto avicolo italiano e il suo primato produttivo nel nostro Paese”, ha concluso Forlini.
I dati sono stati presentati oggi a Fieragricola (Verona) in occasione del premio “Avicoltore dell’anno” assegnato da Unaitalia alle aziende che nel 2019 si sono distinte per benessere animale, capacità innovativa, sostenibilità ambientale e biosicurezza.