(Teleborsa) – L’economia italiana è appena sopra lo zero, con più occupazione, consumi in debole aumento e tassi sovrani stabili. Per la crescita mancano gli investimenti, che non ripartono, e il credito, che è in calo. L’export cresce a fatica, con i mercati extra-UE cruciali, ma aumentano i rischi. L’instabilità in Iran e Libia potrebbe causare uno choc petrolifero. Scambi mondiali deboli, così come l’Eurozona, ma la crescita USA è solida, migliora la Cina e reggono i mercati finanziari.
E’ la fotografia scattata da Confindustria che nella congiuntura flash sottolinea il persistere di una sostanziale “stagnazione” nel quarto trimestre 2019. L’industria è ancora in difficoltà: a dicembre gli ordini sono in parziale recupero, ma il PMI (Purchasing Managers Index) è crollato ancor di più (46,2) e il CSC (Centro Studi Confindustria) stima una produzione in calo nel trimestre. Nei servizi, invece, il PMI è salito a dicembre, in area di debole crescita (51,1).
Per quanto riguarda l’occupazione, il Centro Studi Confindustria ricorda che è ripartita in autunno, trainata dalla componente dipendente, specie a tempo indeterminato. Gli occupati in aumento a ritmi più alti del PIL implicano un calo della produttività del lavoro (-1,3% da inizio 2018).
L’export in ottobre è cresciuto del 3,2%, terzo aumento consecutivo, sostenuto dalle vendite extra-UE (deboli però a novembre). Giappone e Svizzera i mercati più dinamici, male in Medio Oriente, Sud America, Cina. Deboli le prospettive: gli ordini esteri sono in lieve risalita a dicembre, dai minimi. Pesano i dazi USA sull’agro-alimentare e le incertezze globali, specie per l’automobilistico.
Dovrebbe proseguire una modesta espansione dei consumi: la fiducia delle famiglie ha recuperato in parte a dicembre, con opinioni più favorevoli sull’economia; sono risalite le immatricolazioni di auto (+2,6% nel 4 trimestre). Tuttavia, la spesa resta frenata da un risparmio elevato; gli ordini interni dei produttori di beni di consumo sono lievemente peggiorati negli ultimi mesi.