(Teleborsa) – NASA e Boeing hanno spiegato quanto accaduto nel test di volo senza equipaggio della nuova capsula spaziale CST-100 Starliner, lanciata regolarmente alle 12:36 ora italiana di venerdì 20 dicembre da Cape Canaveral. Starliner non ha potuto raggiungere la stazione spaziale internazionale, ma sarà fatta rientrare domenica 22 dicembre nel deserto del New Mexico. Le criticità si sono presentate dopo il distacco perfettamente eseguito dal razzo Atlas V, che ha spinto la capsula sulla traiettoria suborbitale programmata. E’ stato a quel punto che il computer di bordo di Starliner, regolato dall’orologio di navigazione, non ha impartito il comando di accensione dei motori che avrebbero dovuto spingere la capsula fino alla quota orbitale prevista per iniziare l’avvicinamento alla stazione spaziale.
Nel contempo, i piccoli propulsori ausiliari, utilizzati per eseguire le manovre correttive, si sono attivati mentre il motore principale rimaneva spento, consumando una grande quantità di propellente, lasciandone una percentuale insufficiente per consentire al motore principale, una volta avviato manualmente dal centro di controllo della missione, di completare la spinta fino all’orbita che avrebbe consentito di raggiungere la stazione spaziale.
Quanto stava accadendo non è apparso subito chiaro ai tecnici di Boeing e NASA presenti nella sala di controllo. Un ritardo che ha compromesso ogni tentativo di intervenire per accendere in tempo il motore principale. A Boeing non resta che sperimentare i sistemi di rientro in atmosfera e l’atterraggio da effettuare mediante i paracadute e i retrorazzi per attutire l’impatto con il suolo.
NASA e Boeing hanno sottolineato che non ci sarebbero stati pericoli in caso di presenza a bordo di astronauti, i quali avrebbero potuto agire manualmente sui comandi e sopperire all’anomalia di funzionamento del computer di navigazione e controllo del volo di Starliner. In attesa di assistere al rientro della capsula, si sta discutendo come procedere con il programma che presenta già ritardi e potrebbe suggerire, una volta corretto il software che regola le procedure automatiche, di ripetere la missione senza equipaggio (il costo è di 80 milioni di dollari) per testare l’attracco alla stazione spaziale.