(Teleborsa) – È guerra di numeri tra Palazzo Chigi e i sindacati confederali che convocati da soli per dare il loro giudizio sull’apertura dei tavoli contrattuali, sembrano attaccare la politica economica della maggioranza fino a invocare perdite d’acquisto inesistenti, perché già coperti dagli aumenti dell’indennità di vacanza contrattuale.
La verità è un’altra per Anief che, dopo l’incontro presso la presidenza del Consiglio dei ministri, apprezza l’apertura del Governo nel dirottare 200 milioni di economie per il rinnovo del contratto e lo esorta a un impegno di legislatura per aumentare di 10 punti percentuali gli stipendi rispetto all’inflazione registrata dal 2008 e cominciare a guardare a quanto avviene in Europa.
“Ancora una volta Anief incontra le istituzioni, questa volta siamo presso la Presidenza del Consiglio dei ministri. Abbiamo incontrato il sottosegretario Turco per commentare cosa si può fare per il rinnovo del contratto per il personale della scuola università e ricerca. Le recenti aperture del ministro Gualtieri con ulteriori stanziamenti rispetto anche, ai soldi più che raddoppiati stabiliti dal nuovo Governo Conte, rispetto all’ultima legge di bilancio – spiega Marcello Pacifico Presidente nazionale Anief – portano le cifre a quasi 4 miliardi cioè quasi 74 euro da poter dare a 1 milione e 300mila dipendenti del comparto istruzione e ricerca. come aumenti”.
Certo non sono tanti – sottolinea il sindacalista – ma a distanza di un anno dalla scadenza del precedente contratto sono utili e, “potrebbero portare anche da parte nostra alla firma immediata del contratto però a una condizione: che il Governo si impegni seriamente, di qua a fine legislatura, a trovare quei 3 miliardi che servono per innanzitutto agganciare gli stipendi all’inflazione“.
Non è un caso che “Anief ancora una volta all’attuale legge di bilancio in discussione presso il Senato ha fatto presentare un emendamento specifico per allacciare gli stipendi al costo dell’inflazione”. Dopodiché – aggiunge Pacifico – “questo è solamente il primo passo per poter anche guardare all’Europa, guardare a parità di ore lavorate, a parità di pianta organica, lavorare pure per adeguare gli stipendi alla media europea. Ovviamente l’occasione della firma del contratto sarebbe anche quella di una revisione totale di alcuni punti: basti pensare a quelli sulla precarietà cioè riconoscere la parità di trattamento del lavoro svolto anche durante il precariato e, poi, andare a definire tutte le parti giuridiche penso anche al personale ATA dove in realtà i propri professionisti sono troppo vecchi, ci sono degli organici mai attivati e dove in realtà si fa un lavoro totalmente diverso che è sottopagato rispetto a quello che si svolge ogni giorno”.
Tutto questo ovviamente “deve portare da una parte a una rivisitazione della pianta organica da quando l’organico di fatto all’organico di diritto alla stabilizzazione con un punto veramente fine a questa stagione di precariato nella scuola italiana e quindi a un dialogo con le istituzioni che non passi sempre dai tribunali, ma che riapra di nuovo la politica alla società civile”, conclude Pacifico.