(Teleborsa) – Italia ultima in Europa per l’occupazione femminile al contrario di quanto sarebbe invece fondamentale per la crescita del Paese che avrebbe bisogno di più donne al lavoro.
È il quadro delineato dal Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nel suo intervento al convegno della rivista Economia Italiana sul “Gender gaps in the Italian economy and the role of public policy“, presso il Centro Carlo Azeglio Ciampi per l’educazione monetaria e finanziaria.
“Negli ultimi 20 anni numerosi studi, inclusi quelli prodotti in Banca d’Italia hanno messo in luce i molteplici benefici che derivano da una maggiore presenza e una più piena valorizzazione del contributo delle donne nell’economia e nella società“, ha evidenziato Visco che ha ricordato come “il raggiungimento della parità di genere nel mercato del lavoro è ancora lontano“
In Italia infatti il tasso di partecipazione femminile nel 2018 è stato del 56%, il più basso tra i 28 paesi dell’Unione europea.
Il dato ha “importanti implicazioni per la crescita economica“, ha aggiunto il Governatore di Bankitalia tanto che “se la partecipazione femminile raggiungesse i livelli di quella maschile in ogni paese, ne conseguirebbe una notevole espansione del prodotto globale”.
Per l’Italia questo è particolarmente cruciale visto che, sottolinea Visco, “la crescita potenziale prevista per i prossimi anni dipende fortemente dalle ipotesi circa la partecipazione femminile, che ne risulta essere un motore fondamentale”.
Le donne sono importanti non solo “in termini quantitativi, poiché vi sono oltre 8 milioni di donne attualmente inattive, ma è importante anche in termini qualitativi. Le donne, infatti, hanno livelli d’istruzione elevati e posseggono competenze e abilità, quali quelle riguardanti le relazioni interpersonali e la comunicazione, che nel mondo del lavoro di oggi sono considerate cruciali. Non avvantaggiarsene – ha dichiarato Visco – rappresenta per la nostra economia una grave inefficienza”.
A rendere più difficile l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro è anche l’attuale sistema di welfare italiano che, evidenzia il numero uno di Bankitalia, “tende ancora a riflettere e ad alimentare lo squilibrio tra i generi nella ripartizione delle responsabilità familiari. Il sostegno alle famiglie, soprattutto nell’alleviare il peso dei carichi di cura attraverso l’offerta di servizi, resta poco generoso, nonostante i miglioramenti apportati negli ultimi anni”.
“In Italia – ha evidenziato ancora Visco – le donne sono le principali fornitrici dei servizi di cura e come tali sono ancora percepite. Secondo l’indagine dell’Eurobarometro su Gender Equality condotta nel 2017, nel nostro paese il 51% degli intervistati ritiene che il ruolo più importante della donna sia quello di accudire la famiglia e i figli; in Svezia questa quota è pari ad appena l’11%”.
“Non sorprende, quindi, che, rispetto alle donne degli altri paesi europei, le italiane siano molto più impegnate in famiglia nelle attività di cura piuttosto che nell’occupazione sul mercato del lavoro vale esattamente il contrario per gli uomini italiani, che – conclude Visco – risultano più assenti da casa e più presenti sul posto di lavoro”.