(Teleborsa) – Continua a tenere banco il dibattito politico sulla riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità con il Presidente Conte che da Londra non esclude un “possibile rinvio”.
La proposta di riforma del Mes “segna un passo nella giusta direzione, soprattutto perché introduce il backstop al Fondo di risoluzione unico. Sul fronte del sostegno ai paesi in crisi la riforma non cambia la sostanza del Trattato attualmente in vigore. Viene confermata l’esclusione di qualsiasi automatismo nelle decisioni circa la sostenibilità dei debiti pubblici e di un eventuale meccanismo per la loro ristrutturazione”. Lo ha detto il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco nel corso della sua audizione in Commissioni riunite Bilancio e Politiche UE, presso la Sala del Mappamondo sul funzionamento del Meccanismo europeo di stabilità (MES) e sulle sue prospettive di riforma.
La proposta di riforma del Mes, sottolinea ancora Visco, ”è evidentemente il risultato di un compromesso tra i timori di chi da sempre avversa passi in avanti nella condivisione dei rischi e quelli opposti di chi paventa un rinvio ingiustificato dei progressi verso una ‘autentica’ unione economica e monetaria.
“Il modo migliore per convincere tutti dell’utilità della riforma è usarla come punto di partenza per riprendere con convinzione il percorso di integrazione europea”, ha detto il Governatore aggiungendo che quello che continua a mancare, è “un disegno organico di completamento dell’unione monetaria” nonché il completamento dell’unione bancaria.
“La riforma non prevede nè annuncia un meccanismo di ristrutturazione dei debiti sovrani”, ha detto Visco. “Come nel Trattato già oggi in vigore – ha spiegato Visco – non c’è scambio tra assistenza finanziaria e ristrutturazione del debito. Anche la verifica della sostenibilità del debito prima della concessione degli aiuti è già prevista dal Trattato vigente. E’ una clausola a tutela delle risorse dell’Esm, di cui l’Italia è il terzo principale finanziatore”, ha sottolineato ancora Visco che ha aggiunto: “Il debito pubblico italiano è sostenibile, punto e punto esclamativo”