(Teleborsa) – L’Italia prosegue nella crescita anemica: l’export procede a strappi, i consumi sono frenati e gli investimenti in calo. Inoltre, i tassi in lieve aumento non aiutano il credito. L’Eurozona è in ulteriore frenata, ma vanno meglio i mercati finanziari e, in prospettiva, gli scambi mondiali: negli USA ci sono segnali di stabilità, la Cina è in altalena.
E’ la fotografia scattata dal Centro Studi di Confindustria (CSC) che stima un PIL “debole” nel 4° trimestre, come nei precedenti (+0,1%). L’occupazione da luglio segue un andamento altalenante (in ottobre +0,2%). L’industria resta in difficoltà: a novembre gli ordini di beni hanno subito un’ulteriore erosione; il CSC stima una produzione di nuovo in flessione (-0,3%), con una variazione nulla acquisita nel trimestre; il PMI (Purchasing Managers Index) è in area di contrazione (47,6). Nei servizi, invece, il PMI continua a salire (52,2 in ottobre), dopo l’apprezzabile aumento del fatturato nel 3° trimestre.
Eurozona in ulteriore frenata. La fiducia di imprese e famiglie, pur migliorata a novembre, resta ai livelli più bassi dal 2015. L’indice PMI è sceso poco sopra la soglia che segnala attività ferma. Perciò, la crescita nel 4° trimestre sarà limitata al +0,1-0,2% (stime CSC). La Germania, in particolare, è ancora penalizzata dal settore industriale, che frena l’andamento del PIL: le imprese lamentano un forte calo degli ordini, sopratutto esteri, che ha portato una netta riduzione dell’utilizzo della capacità produttiva.