(Teleborsa) – Secondo le previsioni del Centro Studi di Confagricoltura, se nell’ultima fase del ciclo produttivo non si verificheranno importanti avversità meteorologiche o fitopatie, la produzione italiana di olive e olio d’oliva, segnerà nel 2019 un incremento prossimo al 31% rispetto al 2018.
Questo risultato – si legge nella nota ufficiale – deriva da diffuse contrazioni della produzione di olive nelle regioni del Nord e del Centro (escluso Abruzzo) e dall’incremento generalizzato registrato nelle regioni del Sud, dove la Puglia (di gran lunga maggior produttrice) segna +65%. Molto più ottimistiche le previsioni della Commissione dell’Unione Europea, che per il nostro Paese ipotizza, nel 2019, un incremento della produzione di olio di oliva del 100%, cioè un raddoppio rispetto al 2018, pari a 350 mila tonnellate.
Confrontando le produzioni di olio d’oliva del periodo 2008-2019, sarà comunque il quarto peggior risultato produttivo (229 mila tonnellate), dopo quelli del 2018 (175), 2016 (182) e 2014 (222). Rispetto al quadriennio 2008-2011, la produzione media di olio d’oliva del quadriennio successivo (2012-2015) è diminuita del 13%, e quella del quadriennio 2016-
2019 è ulteriormente diminuita del 36%.
Guardando all’Europa, il principale paese produttore di olio d’oliva è di gran lunga la Spagna (per la quale peraltro, nel 2019, di prevede un calo del 30%), seguita da Italia, Grecia e Portogallo (questi ultimi, nel 2019, previsti entrambi in crescita, rispettivamente del 62% e del 39%). Tra l’altro, prosegue ancora la nota, la produzione della Grecia, nel 2014, nel 2016 e nel 2018 è stata superiore a quella dell’Italia, che in quegli anni ha registrato consistenti riduzioni di produzione rispetto alle medie storiche.
PRESENTATO “AMALATERRA”, IL FILM CHE RACCONTA IL DRAMMA XYLELLA -Oltre a fare il punto della situazione, è stato proiettato in Confagricoltura il docufilm di Gabriele Greco “AmalaTerra”, che racconta il dramma, la lotta e la speranza nei territori colpiti dalla Xylella, malattia che nell’ultimo decennio si è abbattuta sugli ulivi del Salento mettendo a dura prova l’economia pugliese e cambiando la fisionomia del paesaggio regionale.