(Teleborsa) – La vicenda dell’ex Ilva e l’annunciata chiusura dello storico stabilimento di Taranto (e di tutte le altre strutture italiane) da parte della multinazionale indo-francese è “soltanto l’ultimo tassello” di eventi che hanno “coinvolto” molti governi e tutte le parti politiche. Lo ha affermato il Ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, in un’audizione alla Camera.
Il titolare del MISE ha ripercorso i fatti che portarono a preferire la proposta della multinazionale francese a quella di Acciai Italia, per ragioni valutative (aveva offerto 1,8 miliardi contro gli 1,2 della concorrente) e non per la bontà del piano industriale e ambiantale.
In ogni caso, l’offerta di ArcelorMittal per Ilva non era condizionata alla permanenza dell’immunità per tutto il periodo del piano ambientale (fino al 2023), ha spiegato Patuanelli, aggiungendo che il contratto sottoscritto da ArcelorMittal condiziona il diritto di recesso alle sole modifiche del piano ambientale e non all’immunità.
“Pensare di non avere una produzione di acciaio significa non avere un piano industriale per il Paese”, ha lamentato il titolare del MISE, mettendo in luce le ricadute occupazionali, sociali ed economiche che investono il territorio, l’indotto e tutto il paese.
“ArcelorMittal ci ha detto che non è in grado di rispettare il piano industriale e di conseguenza quello occupazionale e questo il governo italiano non può accettarlo”, ha detto Patuanelli, sottolineando che “i commissari straordinari hanno ottenuto dei risultati economici migliori di quelli di ArcelorMittal. Questa è la verità. Quella impresa evidentemente non aveva intenzione di fare produzione in quello stabilimento”.
Patuanelli ha poi sollecitato “un atto di responsabilità di tutte le forze politiche perché questa vertenza la risolviamo con il sistema Paese“.