(Teleborsa) – Da Federmotorizzazione Confcommercio grande preoccupazione per gli effetti della tassazione delle auto aziendali: non soltanto economici, ma anche per l’ambiente. Tassando il totale del valore dell’auto utilizzata dal dipendente per svolgere il proprio lavoro a nome dell’azienda, si prevede una riduzione del 70-80% nelle auto aziendali (già oggi assoggettate ad una disciplina fiscale penalizzante rispetto al resto d’Europa) mettendo a rischio circa 250.000 immatricolazioni (con un mancato introito fra Iva e trascrizioni di quasi 1,5 miliardi di euro).
“Con il conseguente blocco – afferma Simonpaolo Buongiardino, presidente di Federmotorizzazione Confcommercio (e Assomobilità Confcommercio Milano) – del rinnovo del parco auto circolante ed un aumento sulle nostre strade di veicoli più obsoleti ed inquinanti”. “Il perché – spiega Buongiardino – è molto semplice: nessun lavoratore accetterebbe di farsi tassare per svolgere il proprio lavoro e opterebbe per l’utilizzo di un’auto propria addebitando i chilometri percorsi all’azienda. Dobbiamo considerare che in media un’azienda cambia le proprie auto ogni 3 anni, mentre un privato ogni 7-8 anni. Questa proposta di tassazione risulterebbe perciò in controtendenza con lo sforzo profuso da Regioni come, ad esempio, la Lombardia, dove viene incentivato il rinnovo dei mezzi più inquinanti a favore di altrettanti mezzi a basso impatto ambientale”.
Il comparto automotive genera già ora in tasse un volume annuo per lo Stato di circa 75 miliardi, pari al 4.5% del PIL nazionale “una pressione fiscale ben più alta della media europea che è del 3%”, ricorda Buongiardino.
“Al Governo – conclude Buongiardino – chiediamo un approfondito confronto tecnico assieme alle principali associazioni di rappresentanza dell’automotive”.