(Teleborsa) – Nell’ultimo ventennio, la “politica economica nazionale ha disinvestito dal Mezzogiorno, ha svilito anziché valorizzare le sue interdipendenze con il Centro-Nord”. Questo il duro monito lanciato da Svimez, l’Associazione privata senza fini di lucro che include nel suo statuto lo scopo di promuovere lo studio delle condizioni economiche del Sud d’Italia. “Il progressivo disimpegno della leva nazionale delle politiche di riequilibrio territoriale ha prodotto conseguenze negative per l’intero Paese”.
Nel proprio rapporto 2019 sull’economia e la società del Mezzogiorno l’Associazione chiede a tal proposito, un “cambio di prospettiva nell’analisi della stagnazione italiana vedendo, in un’Europa diseguale, un doppio divario che condanna l’Italia, non solo il Sud”.
Guardando sul fronte interno, l’Associazione, esorta “le eventuali concessioni di autonomia rafforzata ad essere motivate dall’interesse nazionale, non da quello particolare delle singole regioni richiedenti. La vera sfida secondo Svimez, è “un’attuazione ordinata del federalismo fiscale che si basi sulla definizione dei costi standard e dei livelli essenziali delle prestazioni, al fine di assicurare pari diritti di cittadinanza e un Fondo perequativo per colmare il deficit infrastrutturale. Le richieste di regionalismo differenziato – continua il rapporto – vanno valutate nel contesto di un’attuazione organica, completa, equilibrata, del nuovo Titolo V. In quest’ottica il confronto sulla valorizzazione delle autonomie e la riduzione delle disuguaglianze va depurato dalle scorie rivendicazioniste provenienti da Nord e da Sud e riportato sui temi nazionali della qualità delle politiche di offerta dei servizi pubblici e su quelle necessarie per la ripresa della crescita”. La Svimez si palesa inoltre “favorevole alla costruzione di un fronte unitario intorno ad un Sì convinto ai principi del federalismo cooperativo nell’interesse del Paese per rendere sostenibili le richieste di autonomia”.
Per quanto riguarda poi il reddito di cittadinanza, secondo l’Associazione, questo ottiene un “impatto nullo, in quanto la misura, invece di richiamare persone in cerca di occupazione, le sta allontanando dal mercato del lavoro. Il reddito di cittadinanza è utile ma la povertà non si combatte solo con un contributo monetario, occorre ridefinire le politiche di welfare ed estendere a tutti in egual misura i diritti di cittadinanza”.
Il Mezzogiorno può ,secondo Simez, diventare la “piattaforma green del Paese. Nell’analisi presentata si stima un valore della bioeconomia meridionale compreso tra i 50 e i 60 miliardi di euro, 15-18% del valore nazionale; il manifatturiero vale circa il 10% del totale nazionale. Il valore aggiunto del settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca meridionale è pari a circa 14 miliardi di euro (41% del dato nazionale). E ancora: il settore alimentare, bevande e tabacco vale oltre 5 miliardi, circa un quinto del valore nazionale. Circa il 53% della potenza istallata da fonti energetiche rinnovabili si concentra nel Mezzogiorno. La vitalità del comparto delle imprese biotech nel Sud “deriva da esperienze virtuose di partnership tra universita’, centri di ricerca, settore privato”. Per questo lo Svimez invita a far partire la rivoluzione verde può partire dal Mezzogiorno.
Ma esistono ancora dei grandi divari nel Sud rispetto al resto del Paese. In primis si palesa l’allargamento del gap occupazionale tra Sud e Centro-Nord che nell’ultimo decennio è aumentato dal 19,6% al 21,6%. Ciò comporta che i posti di lavoro da creare per raggiungere i livelli del Centro-Nord sono circa 3 milioni. La crescita dell’occupazione, si legge nel rapporto, nel primo semestre del 2019 riguarda solo il Centro-Nord (+137.000), cui si contrappone il calo nel Mezzogiorno (-27.000). Al Sud aumenta la precarietà che si riduce nel Centro-Nord, riprende a crescere il part-time (+1,2%), in particolare quello involontario che nel Mezzogiorno si riavvicina all’80% a fronte del 58% nel Centro-Nord. Nel complesso, l’occupazione italiana segnerebbe +0,9% quest’anno, +0,07% il prossimo e +0,30 nel 2020: al Centro-Nord +0,9% nel 2018, +0,13% nel 2019, +0,35% nel 2020. Al Sud +0,7% quest’anno, poi scenderebbe a -0,14 il prossimo, per risalire a +0,14% nel 2020.
Questi dati portano poi a braccetto un altro problema, quello dell’abbandono giovanile del Paese. “Dall’inizio del nuovo secolo hanno lasciato il Mezzogiorno 2.015 mila residenti, la metà giovani fino a 34 anni, quasi un quinto laureati”.Il Mezzogiorno continua a perdere giovani fino a 14 anni (-1.046 mila) e popolazione attiva in età da lavoro da 15 a 64 anni (-5.095 mila) per il calo delle nascite e la continua perdita migratoria. Il saldo migratorio verso l’estero ha raggiunto i -50mila nel Centro-Nord e i -22 mila nel Sud. La nuova migrazione riguarda molti laureati, e più in generale giovani, con elevati livelli di istruzione, molti dei quali non tornano più”. Un’alternativa all’emigrazione è “il pendolarismo di lungo periodo, che nel 2018 dal Mezzogiorno ha interessato circa 236 mila persone (10,3% del totale). Di questi 57 mila si muovono sempre all’interno del Sud, mentre 179 mila vanno verso il Centro-Nord e l’estero”.
Infine Svimez, a livello macroeconomico, stima il Pil italiano a +0,9% nel 2018, + 0,2% nel 2019 e +0,6% nel 2020. In particolare, il Centro-Nord sarebbe al +0,9% nel 2018, al +0,3% nel 2019, al +0,7% nel 2020. Mentre al Sud nel 2018 l’aumento sarebbe del +0,6%, calerebbe a -0,2% nel 2019 e risalirebbe leggermente a +0,2% nel 2020.
La “fuoriuscita dalla stagnazione” italiana passa “attraverso un nuovo Patto tra Nord e Sud. E’ necessario un diverso approccio al dualismo italiano. Una svolta dell’idea di Paese, non più divisiva ma unitaria, ricomponendo gli interesse nazionali, perchè crescita e riduzione dei divari sono obiettivi complementari. Abbandonare la ricetta indigesta di politiche diverse per le due parti del Paese sul binomio assistenza per il Sud e sviluppo per il Nord, cercando una ricomposizione degli interessi nazionali. Un nuovo patto Nord-Sud che si concentri su alcune priorità nazionali in grado di riattivare le risorse potenziali presenti soprattutto nelle aree del Mezzogiorno”, conclude Svimez.