(Teleborsa) – L’IVA al 22% da gennaio 2020 sulle lezioni di scuola guida, comprese quelle di volo e nautico, ma anche sulle attività didattiche di contenuto specialistico. Rimane esente l’insegnamento legato alla scuola e all’università. E’ una delle novità della decreto fiscale approvato dal governo che adegua la normativa italiana ad una sentenza della Corte di Giustizia europea. La relazione tecnica quantifica un recupero IVA pari a 66 milioni l’anno.
“Dai dati delle dichiarazioni IVA 2017 – si legge nella bozza del provvedimento – è stata individuata l’attività riferita alle scuole guida (comprese quelle di volo e nautiche) e alle altre attività didattiche di contenuto specialistico alle quali è stata applicata l’aliquota del 22%. Dall’elaborazione dei dati si stima che l’intervento comporti un recupero di maggiore IVA, tenuto conto anche dell’effetto dovuto all’Iva attualmente non detratta per il prorata, di 66 milioni di euro su base annua”.
Nell’ultima bozza del decreto, inoltre, salta l’aumento della cosiddetta “tassa sulla fortuna”. Arriva al suo posto un rincaro del prelievo erariale unico applicato su slot e Vlt per quasi mezzo miliardo (498,9 milioni nel 2020 che salgono a 524,7 dal 2021). Non ci sarà, quindi, l’innalzamento della tassazione sulle vincite sopra i 500 euro dal 12% al 15%, mentre arriva un intervento sul Preu che scatterà da febbraio portando al 23% il prelievo sulle Awp e al 9% quello sulle Vlt.
Tra le altre misure in arrivo, l’Imu sulle piattaforme marine a partire dal prossimo anno. L’imposta, che vale un incasso di 6 milioni, 4,3 dei quali andranno allo Stato, è calcolata ad un’aliquota del 10,6 per mille: il 7,6 per mille finisce all’Erario, il rimanente va ai comuni individuati con un apposito decreto. Il primo anno il versamento viene fatto allo Stato che poi distribuisce gli importi.
Cambia anche il gettito atteso dalla digital tax che è stato rivisto al rialzo a 708 milioni l’anno rispetto alle versioni precedenti del testo. “Dal punto di vista finanziario – recita l’articolo – appare necessario tener conto che le attività imponibili in questione sono caratterizzate da un forte sviluppo annuale. Pertanto, rivedendo la stima originaria che stimava un recupero di gettito di 600 milioni annui e che faceva riferimento all’anno 2019, è stata ristimata la misura partendo da dati più recenti”.