(Teleborsa) – Dalla piccola stazione di Portici che si affaccia sul Golfo di Napoli al Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa una manciata di chilometri. Luogo che nel 1940, ovvero un anno dopo l’apertura della prima linea ferroviaria, un Decreto Reale del Regno delle Due Sicilie fu emanato per l’acquisto di una prima parte del terreno su cui sarebbe sorto il complesso di Pietrarsa, in origine “Reale Opificio Borbonico” come industria siderurgica in grado di produrre materiale bellico e civile e successivamente fabbrica e sito di manutenzione di locomotive a vapore. Località in cui in epoca napoleonica era di stanza una batteria da costa, a difesa della rada di Napoli. Un’area prima chiamata “Pietra Bianca” e in seguito “Pietrarsa” a seguito di un’eruzione del Vesuvio che aveva portato la lava fino a quel punto della costa.
Qui Teleborsa ha incontrato l’ingegner Luigi Francesco Cantamessa Armati, Direttore Generale di Fondazione Ferrovie dello Stato, principale artefice della “rinascita” e dello sviluppo del Museo, subito dopo la celebrazione nella “stazioncina” ora sulla linea metropolitana Napoli-Salerno, dei 180 anni della prima ferrovia italiana, la Napoli-Portici di 7,5 chilometri percorsi quel giorno in 11 minuti all’allora impensabile velocità di 50 chilometri orari.
Ingegner Cantamessa, 3 ottobre1839, 180 anni fa, un giorno che paragonato ad oggi rapresenta quasi lo sbarco sulla Luna….
E’ un paragone azzeccatissimo nella storia dell’uomo. Per quasi 1000 anni l’uomo ha avuto due velocità di deambulazione: quelle del “passo umano” e quella, dopo l’invenzione della ruota, del cavallo. Un cavallo tira una diligenza a 5/8 chilometri orari e i cavalli devono essere cambiati non più tardi di 3/4 ore. Poi arriva il treno. Il treno può funzionare per chilometri e chilometri ininterrottamente e porta subito la velocità a 50 chilometri orari. Nel 1890 i treni direttissimi viaggiavano già a quasi 90km orari. Nel 1939, il record mondiale dei 203 km orari. Siamo passati nell’arco di un secolo da 8 km orari a 200 km all’ora. E’ una cosa su cui bisogna meditare e pensare. Questo è stato veramente lo sbarco della luna del trasporto terrestre dell’uomo.
Uno sbarco sulla luna che ha prodotto progresso, benessere….
Ma voi pensate il tasso con cui i binari crescevano alla fine del 1800. Si parlava di decine di km posati al giorno nello stivale che non era ancora preunitario. Era la febbre delle ferrovie. Questo mezzo abbatteva le distanze, rendeva comodo ciò che era difficile raggiungere, diminuiva l’attrito delle vecchie strade sterrate su questo binario liscio su cui la ruota ferrata arrivava a velocità mai viste. E questo ha creato economia. Ha creato per la prima volta connessione. Si immagina come al 1861, all’unità d’Italia, era impossibile mandare un treno da Palermo a Milano perché i sistemi ferroviari degli stati preunitari non parlavano tra loro e non permettevano il passaggio delle carrozze. Vent’anni dopo era possibile andare da Milano a Roma in treno. E questo è stato, dico a livello italiano l’importazione della rivoluzione industriale che in Inghilterra la ha causata il treno e in Italia la hanno avviata i Borboni dal miglio d’oro con la loro prima ferrovia italiana.