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BCE: rischi crescita Eurozona, in Italia spread giù con cambio governo

È un quadro dove non mancano le ombre quello tratteggiato nel bollettino economico della Bce – che conferma le difficoltà che sta attraversando l’economia dell’Eurozona e l’impostazione fortemente espansiva della politica monetaria – secondo il quale i  rischi per le prospettive di crescita dell’Eurozona sono “orientati al ribasso” e “sono principalmente legati alle incertezze connesse a fattori geopolitici, alla crescente minaccia del protezionismo e alla vulnerabilità dei mercati emergenti”. Pesano, dunque, Brexit e dazi. 

L’istituto di Francoforte sottolinea che con il pacchetto annunciato da Mario Draghi, lo scorso 12 settembre (del quale fanno parte il riavvio del programma di acquisti di titoli – Quantitative Easing – al ritmo di 20 miliardi di euro al mese a partire da novembre e taglio dei tassi), intende fornire un “considerevole stimolo monetario” per sostenere la crescita e le pressioni al rialzo sui prezzi in modo da far convergere l’inflazione a un livello prossimo al 2%.

EFFICACIA, TEMPESTIVITÀ E PRUDENZA: LA RICETTA DELLA BCE – Poi un chiaro messaggio. Di fronte alle prospettive economiche più deboli e i rischi per la crescita, “i governi interessati da un rallentamento economico che dispongono di margini per interventi di bilancio dovrebbero agire in maniera efficace e tempestiva”. Discorso diverso, invece, per i Paesi con alto debito pubblico, tra i quali ovviamente c’è anche l’Italia che, secondo la BCE, “devono perseguire politiche prudenti e adoperarsi per il conseguimento degli obiettivi in termini di saldo strutturale”.

Preoccupa la produzione industriale nei principali Paesi dell’Eurozona, soprattutto quella italiana, che ha subito la terza più accentuata perdita (-5,5%) tra i Paesi dell’area euro fra gennaio 2018 e giugno 2019. Ha fatto peggio la Germania (-10,9%).,seguita dai Paesi Bassi (- 5.7%), notando come tale calo “sembra essere stato trainato sia dall’inasprimento delle tensioni commerciali a livello mondiale sia dagli andamenti interni”.

Il bollettino effettua anche un monitoraggio degli spread dei Paesi europei rispetto al tasso di riferimento OIS, certificando che l’unico miglioramento è quello registrato dall‘Italia fra il 6 giugno e l’11 settembre, pari ad una riduzione di 110 punti, “in seguito alle attese e alla successiva formazione di un nuovo governo”.

Il Consiglio direttivo ha, quindi, ribadito la necessità di un orientamento di politica monetaria “fortemente accomodante per un prolungato periodo di tempo”. In prospettiva, è pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti, nella maniera che riterrà opportuna, per assicurare che l’inflazione si diriga stabilmente verso il livello previsto, in linea con l’impegno ad adottare un approccio simmetrico nel perseguimento del proprio obiettivo”.


Fonte: https://quifinanza.it/finanza/feed/

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