L’illuminazione pubblica italiana non bada a spese e costa il doppio rispetto alla media degli altri paesi europei. Addirittura consumiamo 5 volte di più in paragone alla virtuosa Germania.
A porre il focus sul tema è stato l’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica di Milano, ente guidato da Carlo Cottarelli. Secondo le analisi, il Belpaese, se fosse più organizzato e attento sull’uso dell’illuminazione pubblica, potrebbe risparmiare circa 1 miliardo di euro, diminuendo del 50% la spesa attuale e mettendosi nella stessa scia degli altri stati europei.
Numeri alla mano, risulta che lo Stivale sborsi complessivamente 2 miliardi d’illuminazione contro i 469 milioni spesi dai tedeschi. Tradotti in cifre pro capite, 31,8 euro a cittadino italiano e 5,7 euro a cittadino tedesco. In Europa la media si attesta a 15 euro pro capite.
Prendendo come modello la Germania, si nota come piani di riduzione oculati dell’illuminazione pubblica possano portare a grandi risparmi, grazie all’adozione di lampade più economiche e all’utilizzo delle tecnologie. Ad esempio in alcune aree c’è l’attivazione della luce solo quando ci sono in zona delle persone.
Attualmente l’Italia ha invece in molti luoghi impianti vecchi che consumano parecchia energia. Si aggiunga che spesso questi sistemi rendono meno rispetto a quelli moderni, favorendo la dispersione della luce. Inoltre si tende a tenere ben illuminate aree che non sempre richiedono luminosità elevata.
A coloro che credono all’equazione meno luce-maggior pericolo in taluni luoghi, l’Osservatorio fa notare che nella realtà, una simile tesi, non ha alcuna base scientifica. Infatti si sottolinea che reati come borseggi e rapine avvengono anche dove c’è molta luce. Così come la maggior parte degli incidenti stradali si verificano in zone luminose.
Altra curiosità che emerge dal report è che sono i paesi più ricchi a sprecare di meno. In generale l’Europa Centrale e Orientale risparmia di più, mentre Spagna, Portogallo e Italia badano meno alle spese.
Restringendo il campo sulle province europee (o enti equivalenti), nelle 1.359 prese in considerazione, nei primi posti, non c’è traccia italiana. Nel dettaglio, le province più virtuose del Belpaese non compaiono nemmeno nel primo 40% del campione.
Napoli, la prima delle italiane nella classifica stilata, occupa il posto numero 567. Seguono Bolzano al 578 e Genova al 660. Le maglie nere spettano invece a Olbia-Tempio (1.305° posto), Aquila (1.263°) e Aosta (1.262°).