(Teleborsa) – E’ senza dubbio martedì 20 agosto il giorno da cerchiare in rosso sull’agenda politica quando cioè si potrà capire qualcosa di più della crisi agostana che ha investito il Governo Gialloverde. Alle 15, infatti, il Premier Giuseppe Conte si presenterà nell’Aula del Senato per rendere le sue comunicazioni, come lui stesso ha chiesto subito dopo la mozione di sfiducia annunciata, nei giorni scorsi, dalla Lega.
Subito prima della seduta d’aula, alle 14,30, si terrà la Conferenza dei Capigruppo per stabilire tempi e modalità del dibattito successivo alle comunicazioni del Presidente del Consiglio.
Intanto, nessuna tregua di Ferragosto: complice, appunto, l’appuntamento del 20, le tensioni e le schermaglie aumentano, in attesa di capire cosa succederà.
Parole al vetriolo tra gli ex alleati ma non solo: c’è chi è pronto a giurare che Matteo Salvini sarebbe pronto a fare marcia indietro – “Con M5s è finita? Vedremo. Se qualcuno vuole dialogare, il mio telefonino è sempre acceso”. ha detto il Ministro dell’Interno ieri da Castel Volturno, che ha poi ribadito: “Se non c’è un Governo che governa al voto in ottobre”.
Toni, nel complesso, distensivi, interpretati da molti come una sorta di “amo” che porta dritti al maxi-rimpasto, lanciato al M5S per sondare il terreno e uscire dall’angolo nel quale si è infilato da solo.
Di Maio per ora chiude la porta a doppia mandata parlando di “frittata ormai fatta”, tagliando le gambe a qualsiasi ipotesi di riavvicinamento.
Sullo sfondo, in attesa di capire le intenzioni del Movimento Cinquestelle, il PD sta a guardare, alle prese con le solite divisioni interne. L’accelerazione governista di Matteo Renzi fa risvegliare il fantasma dell’ennesima scissione con Zingaretti che invece spinge nella direzione di nuove elezioni. Berlusconi, intanto, torna al centro degli equilibri per il rafforzamento del centrodestra.
Tra tentativi di ritorno, possibili retromarce e nuove alleanze, l’unico punto di riferimento resta il Presidente della Repubblica Mattarella, osservatore silenzioso e quanto mai interessato, l’unico titolato a dettare modi e tempi, pronto ad entrare ufficialmente in gioco. L’incognita, invece, è il Premier Conte: occhi puntati su di lui e sulle sue comunicazioni al termine delle quali si capirà meglio in quale direzione soffia il vento della crisi.