(Teleborsa) – Nonostante i dati che arrivano dagli Stati Uniti sostengano le previsioni di una solida crescita economica e un rialzo dell’inflazione, è probabile che il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, il mese prossimo effettuerà un nuovo taglio degli interessi come assicurazione contro il rallentamento dell’economia mondiale. Secondo gli analisti intervistati da Bloomberg una gestione prudente del rischio sosterebbe, infatti, “un taglio a settembre di 25 punti base a fronte della prospettiva di un peggioramento derivante dalle tensioni nella politica commerciale e dalla situazione economica globale”.
Un accenno di quella che sarà la linea seguita da Powell si potrebbe già avere il prossimo 23 agosto quando il presidente della Fed interverrà al Simposio annuale di Jackson Hole, in Wyoming, per parlare delle “Sfide della politica monetaria“. Quando, per la prima volta dopo dieci anni, il mese scorso il Federal Open Market Committee, il comitato che si occupa di stabilire la politica monetaria, ha tagliato i tassi dello 0,25% portandoli al 2-2,25% dal 2,25-2,50%, Powell ha affermato che non sarebbe stato “l’inizio di un ciclo”.
Alla vigilia di Ferragosto, in seguito alla seduta peggiore del 2019 registrata da Wall Street, è riesplosa l’ostilità di Donald Trump nei confronti di Powell, definito dal presidente Usa un “incapace”. Lo scorso 14 agosto la curva dei rendimenti si è, infatti, invertita, con il tasso del titolo biennale che ha superato quello del decennale. Le ultime nove volte che è accaduto, in Usa si è verificata una recessione.
Difronte alla politica monetaria attualmente accomodante delle principali economie sviluppate e alla prospettiva che la Banca Centrale Europea, presto guidata Christine Lagarde, lanci un nuovo “quantitative easing”, la Fed – per evitare le ripercussioni sul commercio che deriverebbero da un ulteriore apprezzamento del dollaro nei confronti dell’euro – dovrà tagliare i tassi in maniera più aggressiva.
Alla base dell’inversione della curva dei rendimenti, per Morgan Stanley, vi è la guerra commerciale con la Cina, che sta minando la fiducia degli investitori.
(Foto: Salvatore Cavalli)