(Teleborsa) – Una previsione pessimistica, da parte del Centro Studi di Unimpresa. L’analisi ha stimato che, se scatterà l’incremento dell’IVA si passerà dai 140 miliardi di euro di gettito previsti per il 2019 agli oltre 164 miliardi del 2020, subendo un aumento dal 27% al 30% del totale del gettito tributario dello Stato. Questo scenario prenderebbe forma qualora il Governo non riuscisse a trovare coperture finanziare sufficienti a sterilizzare le clausole di salvaguardia, con l’aliquota dell’imposta sul valore aggiunto destinata a salire al 25,2% invece dell’attuale 22%.
Con questo incremento, l’IVA arriverebbe a toccare il 30,64% del gettito complessivo del 2020 pari a 535,2 miliardi. Nel biennio precedente, invece, l’IVA era a livelli più contenuti: 124,7 miliardi il gettito del 2016 su 495,1 miliardi totali (25,20%); 133,2 miliardi nel 2017 su 501,3 miliardi totali (26,58%).
Unimpresa analizza anche le principali tasse pagate: in totale, il gettito tributario complessivo è stato 495,1 miliardi nel 2016, 501,3 miliardi nel 2017 e 503,9 miliardi nel 2018 con l’IRPEF che garantisce ben 194,3 miliardi nel 2018 e rappresenta il balzello con più “guadagni”.
Le accise sulla benzina hanno generato incassi per 33,8 miliardi nel 2018 mentre dal prelievo sui tabacchi, lo Stato si è assicurato 10,5 miliardi. La tassa sulla speranza (giochi e lotto) invece si è attestata su 13,9 miliardi sempre nello scorso anno. “Spostare il carico fiscale sui consumi può avere un senso se si dà potere d’acquisto ai cittadini, intervenendo con riduzioni del prelievo sui redditi da lavoro” dice Unimpresa, che poi continua “Lasciar salire l’IVA senza tagli all’IRPEF è pericolosissimo ma non sembrano esserci alternativa date le tensioni nella maggioranza che mettono in difficoltà la stabilità di questo esecutivo”.