E’ scattata il 1° agosto l’ora X di Quota 100 nel settore del Pubblico Impiego: si è aperta una finestra che consentirà ai primi 6 mila statali di andare in pensione a 62 anni d’età con 38 anni di contributi.
L’INPS stima che saranno nel complesso 51 mila le domande di pensionamento anticipato degli Statali, una fuga in massa che coinvolgerà tutti gli uffici pubblici indistintamente: dall’anagrafe alla scuola, dagli uffici tecnici ai servizi sociali, per non dimenticare la sanità. Uno svuotamento di scrivanie che rischia di provocare una “paralisi”.
Le prime 6.235 già accolte (il 19% del totale) andranno in pensione a partire da agosto ed altre 3 mila pensioni potrebbero venir fuori una volta che l’Istituto di previdenza avrà completato la procedura di certificazione delle 31 mila domande in giacenza, con decorrenza dal 2020.
Un piccolo antipasto sulle uscite previste a settembre, ben più copiose, di cui 16 mila solo nel comparto della Scuola, dove sono state annunciate quasi 53 mila assunzioni, insufficienti a coprire le cattedre vuote e il turn over.
Non si conoscono i dettagli dell’importo della pensione, che probabilmente si baserà su cifre provvisorie per i ritardi accumulati nella valutazione della storia pensionistica degli individui.
PARALISI ASSICURATA – L’esodo degli statali potrebbe coinvolgere 100 mila lavoratori ed anche di più (i sindacati stimano sino a 120 mila), che andranno ad aggiungersi a chi matura i requisiti secondo la legge Fornero, con gravissime ripercussioni sulla vita delle persone a causa della preannunciata “paralisi” dei pubblici uffici. Blocco che non risparmierà né le grandi città, dove le domande di uscita sono maggiori, né i piccoli centri urbani, dove l’organico è già ridotto all’osso. Non sono escluse chiusure di uffici. E si teme anche l’emergenza sanitaria a causa dell’uscita di medici e infermieri non coperta dal turn over bloccato da anni.
CONCORSI PUBBLICI? Pensare di coprire i vuoti con i concorsi pubblici è una chimera, dati i tempi lunghi richiesti dalla pubblicazione dei bandi, dalle selezioni, dai tempi protratti degli inevitabili ricorsi e così via.
PIU’ LAVORO PER CHI RESTA – In mancanza di nuove leve, l’unica soluzione sarà ricorrere alle migliaia di precari, ma stabilizzati, o sovraccaricare chi resta al lavoro.
GENERAZIONE ’80 – L’esodo di massa della PA era qualcosa che si doveva prevedere – sottolineano i sindacati – dato che l’ultima grande campagna di assunzioni di ampio respiro risale agli anni ’80 e dunque a chi oggi strizza l’occhio alla pensione, se non quella ordinaria almeno quella anticipata da Quota 100.