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Cybersecurity, boom imprese “anti-hacker”, Lazio in pole

(Teleborsa) – Non è mistero che, purtroppo, negli ultimi anni stiamo assistendo a un aumento sempre più preoccupante dei crimini informatici. Parola d’ordine: correre, in fretta, al riparo. Proprio per questo, per cercare di rispondere agli “attacchi” si è registrata una forte crescita del numero di imprese che offrono strumenti e servizi per combattere e fronteggiare questa nuova minaccia.

Cybersecurity Act, la mossa UEil capitolo della sicurezza informatica (con i relativi attacchi che ruotano intorno) è un tema molto caro anche alle istituzioni europee che continuano ad adottare misure volte a rafforzare la sicurezza cibernetica nell’Unione europea.

Dallo scorso giugno, infatti, è entrato in vigore il Cybersecurity Act, nuovo strumento normativo europeo che mira a una sicurezza informatica più coesa e comunitaria. Un Regolamento che ha lo scopo di creare un quadro europeo ben definito sulla certificazione della sicurezza informatica di prodotti ICT e servizi digitali.

L’impegno dell’esecutivo Ue è presentare “un modello europeo forte per la sicurezza informatica, in linea con i valori democratici Ue, a salvaguardia degli interessi dei cittadini e delle imprese europee”, ha detto la commissaria Ue al Digitale, Mariya Gabriel.
VULNERABILI MA CONSAPEVOLI – Sullo sfondo una considerazione: la percezione dei rischi legati ai crimini informatici nel nostro Paese è ancora molto bassa, ma per fortuna si registrano significativi passi in avanti nella lotta ad un fenomeno allarmante. Tradotto:siamo ancora vulnerabili ma più consapevoli e per questo abbiamo imboccato la strada che porta a una riduzione dei rischi.

Secondo un’elaborazione Unioncamere-InfoCamere sui dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio, infatti, tra la fine del 2017 e i primi tre mesi del 2019 le imprese italiane che offrono servizi nel campo della sicurezza informatica o della cyber-security sono aumentate di oltre il 300%, passando da poco meno di 700 a oltre 2.800 unità.

Non solo nuove aziende ma anche realtà esistenti che, negli ultimi 18 mesi, hanno fatto ingresso nel comparto rivedendo la descrizione della propria attività prevalente. A questo ‘balzo’ nel numero degli operatori ha fatto eco un aumento ancora più marcato (quattro volte) nel numero degli addetti, passati nello stesso periodo da 5.600 a 23.300 unità, corrispondenti ad una media di 8 addetti per azienda al 31 marzo di quest’anno.

“CUSTODI DIGITALI”, LAZIO IN POLE – La concentrazione più elevata di “custodi digitali” si registra nel Lazio, dove al 31 marzo scorso avevano sede 634 imprese (il 23% del totale), e sempre il Lazio si aggiudica la fetta più consistente della crescita assoluta del periodo (468 imprese in più tra 2017 e marzo 2019, il 22% dell’intero saldo nazionale). A seguire in entrambe le classifiche la Lombardia (con 492 imprese residenti alla fine di marzo e un aumento di 371 aziende dal 2017).

Sul fronte degli addetti, le imprese che hanno creato più opportunità di lavoro sono localizzate in Lombardia, Lazio e Trentino Alto Adige che, con i loro 13.909 addetti, rappresentano il 60% di tutto il settore. La Campania, al quinto posto in questa classifica, è la prima tra le regioni del Mezzogiorno con 1.153 addetti e il 4,9% del totale.

FATTURATO, LOMBARDIA REGINA – Con il 42,5% del totale (835 milioni), è la Lombardia la regione leader per fatturato realizzato dalle imprese del comparto. Secondo il Lazio con 307 milioni, mentre la terza regione, distaccata, è l’Emilia –Romagna (233 milioni) che si aggiudica la medaglia di bronzo.

Dal punto di vista delle performance finanziarie, analizzando i bilanci delle 562 imprese del comparto costituite nella forma di società di capitale e che hanno presentato il bilancio negli ultimi tre anni (il 38% del totale), nel 2017 il valore della produzione è stato di quasi 2 miliardi di euro, in crescita del 10,6% rispetto a quello realizzato dalle stesse imprese nel 2015. In media, ciò equivale ad un valore della produzione di circa 2,4 milioni di euro pro-capite per le aziende della cyber-security tricolore.

Abi: oltre 300 milioni investiti dalle banche nel 2018 per la sicurezza informatica –Elevatissima anche l’attenzione delle banche verso le tematiche di sicurezza e frodi online che trova conferma negli investimenti dedicati: oltre 300 milioni di euro nel 2018 per garantire alla clientela “operazioni” digitali ancora più sicure.

Dallo studio di Abi Lab (il centro di ricerca e innovazione per la Banca promosso dall’Abi) emerge che la maggior parte delle realtà analizzate ha indicato un aumento o una stabilità della spesa per il 2019 destinata alla sicurezza dei canali remoti, anche con iniziative specifiche nei confronti della clientela. Circa la metà delle banche rispondenti prevede un aumento medio (tra il 5 e il 15%) o rilevante (superiore al 15%) della spesa per i prossimi 12 mesi.

Per soddisfare al meglio le esigenze di sicurezza della clientela, le banche italiane hanno sviluppato campagne di sensibilizzazione e si sono fatte promotrici di collaborazioni intersettoriali, come il CERTFin, l’iniziativa cooperativa pubblico-privata diretta dall’Abi e dalla Banca d’Italia finalizzata a innalzare la capacità di gestione dei rischi cyber degli operatori bancari e finanziari.
Un esempio è la campagna di sensibilizzazione “OcchioalClic” sulle buone pratiche da adottare per un utilizzo sicuro dei sistemi di pagamento digitali, promossa dal CERTFin e dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni.

La campagna, che si affianca alle attività già realizzate in materia di sicurezza informatica dalle singole banche, ha l’obbiettivo di educare gli utenti italiani al tema della sicurezza informatica e quindi ad adottare un atteggiamento virtuoso di buone pratiche nelle operazioni online.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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