(Teleborsa) – Sospeso lo sciopero dei benzinai da parte della Faib-Confesercenti. A mettere in stand-by la protesta è stata la scelta, del Ministero dell’Economia, di convocare un tavolo, previsto per il 23 luglio, con cui il dicastero avrà la possibilità di ascoltare e discutere le problematiche palesate dalle associazioni dei gestori.
“La convocazione del tavolo era tra le priorità indicate nel quadro della vertenza promossa sul tema della politica fiscale attuata dall’esecutivo, tendente a scaricare sull’ultimo anello della filiera sempre più nuovi adempimenti e oneri”, afferma la Faib.
“Rispetto a questo approccio, contestato- continua la Federazione Autonoma Italiana Benzinai- i gestori di carburanti hanno sollevato diversi profili di problematicità rispetto ai quali hanno chiesto di poter discutere dei provvedimenti varati e di quelli in itinere”. L’apertura di un confronto risulta, per la Federazione, “un passo importante per affrontare le aree di criticità presenti sulla rete e per approntare strumenti adeguati per un fisco più equo verso una categoria che vende un prodotto completamente tracciato, svolge un’attività di pubblica utilità e opera a proprio rischio e pericolo una funzione di supporto allo Stato, assimilabile a quella di sostituto d’imposta”.
“E’ già stato chiarito – conclude l’associazione dei gestori – che l’orientamento della categoria è di operare con assoluta convinzione per contrastare l’illegalità, ma questo non può risolversi sempre in nuovi costi scaricati sui gestori connessi agli oneri, normativi e amministrativi, relativi alla strumentazione di contrasto, mentre rimane sullo sfondo la grande questione della permanente violazione normativa costituita dall’abusivismo contrattuale, praticato a piene mani nel settore, su circa il 60% dei 22mila impianti, nell’indifferenza della filiera e delle istituzioni, a fronte del susseguirsi di sentenze che condannano il fenomeno che può definirsi come caporalato petrolifero. Lotta all’illegalità a tutti i livelli, sapendo che l’abusivismo contrattuale costa 200 milioni l’anno allo Stato di mancato gettito contributivo”.