(Teleborsa) – Roma quarant’anni fa, venerdì 13 luglio 1979. Sono le 8,20 del mattino, e il Tenente Colonnello dei Carabinieri Antonio Varisco, proveniente dall’abitazione di via del Babuino alla guida della sua Bmw targa Roma K37128 sta percorrendo il Lungotevere Arnaldo da Brescia per recarsi al lavoro a piazzale Clodio.
Antonio Varisco, nell’Arma dal 1951, comandava dal 1976 il “Reparto Servizi Magistratura di Roma”, che da qualche tempo era ospitato nella allora nuova sede del Tribunale romano. Ma da oltre vent’anni quell’ufficio, in precedenza dal nome “Nucleo traduzione e scorte del Tribunale”, era saldamente nelle mani dello stesso ufficiale dei Carabinieri, avendo comandato dal 1957, appena nominato Capitano, quella che ancora si chiamava “Tenenza di Roma-Tribunali”.
In quella calda mattina di 40 anni fa, da un’auto che lo seguiva con 5 persone a bordo e che poi si affiancò alla sua vettura, mentre venivano lanciati alcuni fumogeni spuntò un fucile a canne mozze da cui furono esplosi 18 colpi che uccisero l’ufficiale con inaudita ferocia. La ricerca della matrice dell’assassinio sollevò subito molti dubbi, soprattutto per l’arma usata, un fucile a canne mozze caricato a pallettoni: la modalità di un agguato più mafioso che terroristico.
Ma l’omicidio, un’ora e mezzo dopo fu rivendicato dalle Brigate Rosse con una telefonata anonima all’agenzia Ansa. Ancora tre giorni e fu fatto trovare un volantino con il caratteristico simbolo della stella a 5 punte sul quale si leggeva che Antonio Varisco era stato ucciso quale “simbolo” dello Stato, poiché ex collaboratore del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa ed elemento di raccordo tra la magistratura, le forze dell’ordine e le carceri.
Nel 1982, il brigatista romano Antonio Savasta, “pentito” subito dopo il suo arresto a Padova a seguito del blitz che portò alla liberazione del Generale americano James Lee Dozier, comandante NATO nell’Europa meridionale sequestrato a Verona il 17 dicembre 1978 e per 42 giorni prigioniero dei terroristi, si proclamò autore dell’attentato. Nel 2004, dopo la cattura, anche Rita Algranati ex moglie del brigatista Alessio Casimirri, già condannata all’ergastolo nel 1988 per l’omicidio del giudice Riccardo Palma e del Consigliere DC Italo Schettini nonché coinvolta nel rapimento di Aldo Moro, confessò la sua partecipazione all’omicidio. Rimangono sconosciuti gli altri membri del gruppo di fuoco che si suppone fosse composto appunto da almeno cinque persone, più altri possibili “fiancheggiatori”.
Un attentato i cui “contorni” dopo quarant’anni sono ancora avvolti dalla nebbia. Per vent’anni e oltre il Tenente Colonnello dei Carabinieri Antonio Varisco, nato a Zara il 29 marzo 1927, si può affermare che sia stato il vero “Comandante dei Tribunali di Roma”. In quel vasto periodo di ombre e di misteri irrisolti dominato dalla “strategia della tensione”, dai tentativi di colpo di Stato, dal terrorismo di Destra e di Sinistra, dalle vecchie e nuove organizzazioni criminali, dalle massonerie, dai Servizi deviati, dallo spionaggio, dagli omicidi eccellenti e da una classe politica protagonista di numerosi e grandi scandali su cui il più delle volte non si è riusciti a fare piena chiarezza.
“Tonci”, per le sue cinque sorelle e per i famigliari più stretti, era l’uomo che sapeva davvero tutto e conosceva tutti. Così certo non pochi i potenziali “nemici” che avrebbero visto con favore una sua “uscita di scena”. Il Tenente Colonnello dei Carabinieri Varisco cadde vittima di un agguato due giorni dopo l’uccisione dell’avvocato milanese Giorgio Ambrosoli, liquidatore delle banche di quel Michele Sindona legato alla Mafia e alla P2 e otto giorni prima di quella del Capo della Mobile di Palermo Boris Giuliano assassinato da “Cosa Nostra”. Investigatore, Boris Giuliano con cui Varisco aveva “contatti” e che aveva appena incontrato a Milano, impegnato nell’indagine sul bancarottiere siciliano e sulla morte di Ambrosoli. .
Per essere ucciso quando l’Ufficiale dei Carabinieri stava per lasciare l’Arma pronto ad assumere un incarico in una importante industria privata. Decisione, come avrebbero riferito poi alcuni “amici”, maturata in quanto “stanco e preoccupato”. Antonio Varisco è stato insignito della Medaglia d’Oro al Valor Civile alla memoria e il Comune di Roma gli ha intitolato una strada nei pressi del Tribunale penale di piazzale Clodio.