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Gli errori a lavoro che potrebbero costarti la pensione

Il mercato del lavoro è decisamente cambiato rispetto al passato, e le nuove generazioni questo lo sanno bene. Il modo in cui i Millennial pensano alle loro carriere, tuttavia, potrebbe avere degli effetti negativi sul loro futuro (e la loro pensione).

I nati tra gli anni ’80 e ’90, ovvero la generazione Y (i cosiddetti Millennial), sono molto più aperti al cambiamento e si considerano cittadini del mondo. Questo atteggiamento, da un punto di vista lavorativo, porta allora i giovani professionisti a non immaginarsi all’interno della stessa azienda per tutta la vita.

Per questo motivo, oggi, i Millennial passano spesso da una società all’altra man mano che perfezionano le loro competenze e conoscenze, cercando posizioni più elevate e una maggiore retribuzione invece di tentare l’avanzamento di carriera all’interno di una stessa organizzazione.

Sia chiaro, cercare di ottenere il meglio e puntare in alto non è un male. Ci sono tuttavia degli errori che molti giovani oggi stanno commettendo, e sono proprio queste le sviste da evitare per non mettere a repentaglio la propria pensione.

Prima di accettare un lavoro, per esempio, è importante non avere fretta e prendersi tutto il tempo necessario per valutare l’offerta. Mai farsi abbagliare da un salario allettante o da grandi cifre senza prendere in considerazione l’intera proposta. Contratto e inquadramento sono tra le prime cose che bisogna valutare meglio, perché da questi dipenderà l’ammontare dei contributi versati dal datore di lavoro (e l’accumulo degli stessi ai fini pensionistici).

Altra cosa importante, inoltre, è ricordare sempre che, alla fine di un rapporto di lavoro, ogni dipendente ha diritto al Tfr. Prima di prendere nuovi accordi con una nuova azienda, dunque, è consigliabile chiedere quali siano le intenzioni della stessa circa l’accumulo del Trattamento di Fine Rapporto.

L’offerta di uno stipendio più alto (rispetto all’impiego precedente) potrebbe derivare solo da un anticipo del Tfr in busta paga. A conti fatti, dunque, bisogna valutare prima i guadagni superiori effettivi e conseguenti al cambio di lavoro.

Spesso, in fine, per arrotondare tanti sono i giovani che si dedicano ad un secondo lavoro che permetta loro di arrivare meglio a fine mese. L’errore che fanno in molti, tuttavia, è quello di non dichiarare al Fisco le entrate alternative di reddito. Questo, oltre che un reato perseguibile, avrà delle ripercussioni negative sul loro futuro pensionistico.

È vero che al netto delle tasse i loro guadagni saranno minori ma, di fatto, versare maggiori contributi adesso permetterà di avere maggiori garanzie in futuro (quando arriverà l’ora di andare in pensione).

I Millennial adesso cambiano lavoro ogni tre o cinque anni, fino a cambiare più di 15 impieghi nella loro vita. Al contrario delle generazioni precedenti, che hanno quasi sempre lavorato per un unico datore di lavoro, dedicando ad una sola società la loro intera carriera, i giovani di oggi fanno l’esatto opposto di quello che facevano i loro genitori e nonni.

Tutto questo, come abbiamo visto, avrà inevitabilmente delle ripercussioni sul loro futuro.

Nel tentativo di cercare di ottenere sempre di più dal proprio lavoro, senza le giuste precauzioni, il risvolto negativo della medaglia potrebbe essere quello di non riuscire a raggiungere nel tempo, a livello previdenziale e contributivo, i requisiti minimi che diano accesso alla pensione. Per questo precarietà occupazionale e instabilità retributiva, nel lungo termine, potrebbero compromettere molto l’uscita dal lavoro dei Millennial.


Fonte: https://quifinanza.it/pensioni/feed/

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