(Teleborsa) – Il governo prende tempo sul Piano per scongiurare la procedura di infrazione Ue. L’atteso ddl sull’assestamento di bilancio, previsto nel Consiglio dei ministri di oggi, slitta a lunedì. Si tratta di un disegno di legge finalizzato all’assestamento delle previsioni di bilancio che solitamente viene approvato per prassi entro il 30 giugno, ma che quest’anno assume un rilievo di primo piano alla luce del “cartellino rosso” di Bruxelles che incombe sui conti italiani. L’assestamento sarà accompagnato da una relazione al Parlamento con l’indicazione del nuovo deficit, così come sollecitato da Bruxelles. Secondo quanto annunciato più volte dal ministro dell’Economia Giovanni Tria il disavanzo sarà rivisto a ribasso al 2,1 dal 2,4% delle ultime previsioni.
La conferma del rinvio è scritta nero su bianco sull’ordine del giorno Cdm dove non figura appunto il ddl assestamento. Il Consiglio dei ministri si terrà comunque alle 18.50 con all’odg provvedimenti in scadenza e, con ogni probabilità, il dl Bonisoli che era atteso già la scorsa settimana.
Ufficialmente, il sottosegretario Giancarlo Giorgetti ha riferito che lo slittamento è dovuto al summit del G20 di Osaka in Giappone dove saranno impegnati il premier Giuseppe Conte e il titolare del Tesoro Tria. L’allungamento dei tempi è più realisticamente legato alle tensioni all’interno della maggioranza, dopo che i due lunghi vertici di governo di ieri (sul dossier Autonomia e sulle concessioni autostradali) si sono conclusi con un nulla di fatto. Al governo serve quindi un pò più di tempo (la data del 30 giugno per l’ok all’assestamento non è perentoria) per mettere a punto il piano.
Tuttavia, Tria si è detto “ottimista” sul raggiungimento di un accordo con la Ue e ha ribadito l’intenzione di ridurre il deficit al 2,1% del Pil attraverso i risparmi attesi da reddito di cittadinanza e quota 100 (si parla di circa 3 miliardi), maggiori entrate fiscali e minori uscite che proprio il ddl assestamento di bilancio dovrà quantificare. La maggioranza resta, però, ancora divisa sulla destinazione del “tesoretto”. In particolare, il braccio di ferro è fra chi, come Tria e Conte, vuole impiegare quei soldi per abbattere il disavanzo e chi, come i due vicepremier Salvini e Di Maio, vorrebbe invece impiegarli per ridurre le tasse o fare investimenti.