(Teleborsa) – La Corte Costituzionale ha esaminato alcune disposizioni del Titolo II del “Decreto sicurezza” e ha ritenuto, che sia stata violata l’autonomia costituzionalmente garantita a Comuni e Province.
Ha dunque accolto le censure sull’articolo 28 che prevede un potere sostitutivo del prefetto nell’attività di tali enti. Lo comunica l’Ufficio Stampa della Consulta, in attesa delle motivazioni.
Dichiarati invece inammissibili i ricorsi contro il Decreto Sicurezza presentati dalle Regioni Calabria, Emilia Romagna, Marche, Toscana e Umbria, che ne hanno impugnato numerose disposizioni lamentando la violazione diretta o indiretta delle loro competenze.
La Consulta fa sapere che le nuove regole su permessi di soggiorno, iscrizione all’anagrafe dei richiedenti asilo e Sprar sono state adottate nell’ambito delle competenze riservate in via esclusiva allo Stato in materia di asilo, immigrazione, condizione giuridica dello straniero e anagrafi (articolo 117, secondo comma, lettere a, b, i, della Costituzione), senza che vi sia stata incidenza diretta o indiretta sulle competenze regionali. Di conseguenza, la Corte ha giudicato inammissibili i ricorsi promossi dalle Regioni. La Corte non ha compiuto alcuna valutazione sulla legittimità costituzionale dei contenuti delle norme impugnate.
“Prendiamo atto della sentenza della Corte Costituzionale, che non è entrata nel merito della legittimità costituzionale delle norme, ma si tratta soltanto del primo tempo della battaglia che abbiamo intenzione di combattere contro chi, come il Ministro Salvini, calpesta i diritti umani più elementari”. E’ il commento del Governatore toscano Enrico Rossi.