(Teleborsa) – In un contesto in cui l’economia internazionale ha registrato una concentrazione di fattori negativi (guerra commerciale Stati Uniti-Cina, Brexit, rallentamento economia cinese e aumento prezzo del petrolio) subendo una decelerazione, nel 2018 in Italia la crescita del Pil in volume ha segnato un rallentamento rispetto al 2017 (+0,9% da +1,7%), mostrando un andamento pressoché stagnante. È quanto rileva Istat nel Rapporto annuale.
Nel primo trimestre 2019 l’Istat ha registrato un lieve recupero del prodotto interno lordo italiano (+0,1%), condizionato dalla modesta crescita di consumi ed esportazioni e ha sottolineato un miglioramento degli investimenti, guidato dalle costruzioni. Tuttavia la probabilità di contrazione del Pil nel secondo trimestre è relativamente elevata: “La stima effettuata ha indicato che la probabilità di contrazione del Pil nel secondo trimestre è relativamente elevata: 0,65 su una scala che ha valore zero per la situazione di espansione e valore 1 per quella di contrazione dell’economia”, si legge nel Rapporto. Nel Rapporto si sottolinea, inoltre, il contributo negativo della domanda estera netta e una decelerazione dei consumi mentre gli investimenti lordi hanno rappresentato la componente più dinamica della domanda.
Nel 2018, l’Italia ha proseguito il percorso di riequilibrio dei conti pubblici. “L’indebitamento netto in rapporto al Pil nominale è sceso dal 2,4 al 2,1% (il saldo primario ha raggiunto l’1,6% collocandosi sopra la media dell’area euro)” riporta l’Istat. Tali progressi non sono stati, tuttavia, sufficienti ad arrestare la dinamica del debito, la cui incidenza sul Pil nominale è salita al 132,2%, in aumento di 0,8 punti percentuali rispetto al 2017. Nel periodo 2000-2017 – continua l’Istat – il valore sia del debito delle famiglie sia delle società non finanziarie è stato inferiore rispettivamente di 16,5 e 16,8 punti percentuali rispetto a quello mediano dei paesi dell’Unione economica e monetaria.
Con riferimento al primo trimestre 2019, l’indice di diffusione delle espansioni, che misura la percentuale di settori in crescita rispetto al totale dei settori, è tornato a un livello del 50% per la manifattura dopo tre trimestri di cali mentre per i servizi è diminuito dopo tre trimestri di stabilità.
Per quanto riguarda le prospettive a breve termine l’indicatore anticipatore pubblicato mensilmente dall’Istat indica il proseguimento della fase di debolezza. Le recenti previsioni Istat per l’economia italiana stimano, infatti, per il 2019, un ulteriore rallentamento della crescita (+0,3 per cento). La modesta espansione sarebbe supportata solo dalla domanda interna e, in particolare, dai consumi privati.
“La possibilità che il Pil si contragga nel secondo trimestre non vuol dire necessariamente che sia in discussione la stima che è stata fatta su base annua (+ 0,3%) che riteniamo possa continuare a reggere perché pensiamo che nella seconda parte dell’anno ci possa una discreta tenuta”, ha affermato il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, a margine del Rapporto annuale a Montecitorio. “E’ una valutazione fatta alla luce della valorizzazione delle informazioni più’ recenti disponibili, c’è un panorama internazionale che è in continuo movimento e nei nostri modelli teniamo conto anche di questo”.