(Teleborsa) – Nella realizzazione di opere pubbliche, la strutturazione del Partenariato Pubblico Privato (PPP) con adeguata remunerazione del soggetto privato è una prassi sempre molto diffusa a livello europeo. È quanto emerge dallo studio di Deloitte e Luiss Business School La remunerazione delle opere infrastrutturali a partenariato pubblico privato presentato in occasione dell’evento “Sistema Italia – Gli investimenti infrastrutturali”.
L’indagine, condotta da Marco Vulpiani, leader del team Infrastructure & Capital Project di Deloitte, con la peer review di Raffaele Oriani, Associate Dean Luiss Business School, approfondisce il tema della remunerazione economica del capitale investito in opere infrastrutturali a partenariato pubblico-privato e/o società infrastrutturali partecipate dal soggetto pubblico. Attraverso una review della letteratura e un’indagine empirica di benchmark, lo studio fornisce una panoramica delle diverse forme di remunerazione adottate a livello italiano ed europeo in diversi ambiti geografici e settoriali (ferroviario, trasmissione elettrica, trasporto gas, autostradale e stradale) ed evidenzia come, a livello europeo, il capitale investito in opere infrastrutturali a partenariato pubblico-privato venga generalmente remunerato in tutti i settori considerati, seppur con meccanismi diversi.
Il 90% dei paper europei esaminati conferma sostanzialmente la previsione di una remunerazione del capitale investito in opere infrastrutturali a partenariato pubblico-privato. Il 65% dei paper definisce tale remunerazione una diretta conseguenza del rischio e della responsabilità assunta dagli investitori, a riprova dei principi di una logica di mercato anche in presenza dell’operatore pubblico.
I risultati dell’indagine empirica hanno evidenziato, a livello europeo, che il capitale investito in opere infrastrutturali a partenariato pubblico-privato viene generalmente remunerato in tutti i settori considerati: nel 100% dei casi nei settori Trasmissione Elettrica e Trasporto Gas, nel 63% all’interno del Settore Autostradale/Stradale e nel 79% nel Settore Ferroviario.
“Gli investimenti di lungo termine in infrastrutture costituiscono un driver di crescita fondamentale per l’economia di un Paese. I risultati del nostro studio dimostrano come sia necessario porre più attenzione ai meccanismi di incentivazione e di adeguata remunerazione del capitale per la riduzione del gap infrastrutturale tra l’Italia ed altri Paesi europei – ha affermato Vulpiani –. Per ridare slancio alla competitività del nostro Paese, è importante superare la dicotomia tra opere infrastrutturali incentrate su logica sociale e di mercato, perseguendo la creazione di valore sociale ma senza abbandonare l’orientamento alla creazione di valore finanziario”. Per Vulpiani “in un contesto di sempre maggiore scarsità di risorse finanziarie pubbliche, se non si trovano forme adeguate ed innovative di incentivazione agli investimenti del soggetto privato, lo sviluppo infrastrutturale del paese è inevitabilmente destinato al declino, con i conseguenti riflessi sull’economia del paese”.
“L’Italia deve colmare un importante gap infrastrutturale con l’Europa in numerosi settori, dalle telecomunicazioni ai trasporti e – secondo Paolo Boccardelli, Direttore della Luiss Business School – il partenariato pubblico privato può essere una eccellente modalità per accelerare e stimolare gli investimenti necessari all’ulteriore sviluppo infrastrutturale, nell’ambito di un contesto normativo e regolatorio ben definito e condiviso anche e soprattutto a livello locale”.
“Gli investimenti in infrastrutture – ha concluso Boccardelli – presentano infatti benefici sia di breve termine, come aumento della domanda aggregata e crescita economica, sia di lungo periodo, come l’incremento della produttività, della competitività e dell’attrattività del Paese, senza dimenticare i vantaggi sociali legati al miglioramento della qualità della vita e al benessere”.