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Assemblea Confcommercio, Sangalli: “Italia protagonista. Avanti su investimenti e fisco”

(Teleborsa) – “Ripresa quasi nulla e impegni di spesa rilevanti in uno scenario in cui il debito continua a crescere e il PIL è stagnante“. E’ questo il quadro a tinte fosche dipinto dal Presidente della Confcommercio Carlo Sangalli all’assemblea annuale dell’associazione che rappresenta il settore del commercio e dei servizi.

“Negli ultimi venti anni, il PIL italiano – ha ricordato – è cresciuto in termini reali ad un tasso medio di mezzo punto all’anno a fronte dell’1,7 per cento della media europea”.

Sul capitolo Europa, Confcommercio ha auspicato “un’Italia protagonista”, per “fare avanzare un’Europa che sul piano economico
contrasti ogni forma di dumping imprenditoriale e sociale. E risolva l’asimmetria tra politica monetaria e politica fiscale”. Un appello per un’Italia protagonista “che non giochi solo di rimessa, ma che sappia proporre”.

“Si può e si deve fare di più”, ha detto Sangalli, ricordando che “lo stesso governo ammette che gli effetti dei decreti Crescita e Sblocca-cantieri non dovrebbero andare oltre qualche decimo di punto di PIL nel triennio 2019-2021″ e che i “circa 43 miliardi di euro destinati, nel triennio 2019-2021, al finanziamento del Reddito di cittadinanza e di Quota 100 determinerebbero una crescita aggiuntiva per non più dello 0,7 per cento“.

Confcommercio ha messo dunque l’accento sulle riforme strutturali e sul recupero di produttività, ma anche sull’importanza dei servizi per la crescita e l’occupazione e sul “ruolo della domanda interna, quale insostituibile sostegno alla propensione agli investimenti”.

“Bisogna crescere di più. Con due ali e un motore. Le due ali: innovazione e infrastrutture, e il motore: la riforma fiscale”, ha sollecitato Sangalli.

Sul primo punto, l’innovazione, il Presidente ha puntato il dito contro la “cattiva burocrazia” che continua ad ingessare le imprese e sulla mancata implementazione di alcune misure, quali i nuovi registratori di cassa e gli Indici Sintetici di Affidabilità (ISA) ancora in alto mare. Per quanto concerne le infrastrutture, invece, ha proposto “una strategia europea integrata” per un approccio “equilibrato” alla Nuova Via della Seta e per affrontare temi quali le reti prioritarie di trasporto, compresa la TAV ed anche porti, aeroporti ed interporti, anche in ottica di sostenibilità con un approccio a “impatto zero”.

Per il terzo punto, la riforma fiscale, Sangalli non ha usato mezzi termini: “eliminare definitivamente gli aumenti delle aliquote IVA previsti nel prossimo biennio” che in numeri valgono 51 miliardi in maggiori imposte. Al di là delle rassicurazioni che correntemente arrivano dal governo sul disinnesco delle clausole – ha detto – “siamo e restiamo preoccupati” perché e si “comincia a respirare un clima politico e culturale di rassegnazione”. Un aumento delle tasse “porterebbe dalla stagnazione alla crisi conclamata, quindi alla riduzione del PIL e dei consumi e al peggioramento del quadro di finanza pubblica”.

Ricordando che in Italia la pressione fiscale è superiore al 42%, il Presidente ha affermato che “il processo di riordino e progressiva riduzione delle aliquote d’imposta sui redditi personali è l’altra grande urgenza fiscale“, ma per la Flat tax ha delineato 3 priorità: semplicità, equità (no tax area) e progressività. E’ auspicabile – ha sottolineato – un “riordino della tassazione locale e di una compiuta deducibilità dell’IMU gravante sugli immobili strumentali delle imprese” ed “un’unica local tax che accorpi, quantomeno, le attuali IMU e TASI”.

Sul fronte del costo del lavoro, Sangalli ha sollecitato il rilancio della contrattazione collettiva e l’importanza dei “corpi intermedi” anche rispetto al tema dibattuto del “salario minimo”. “Il contratto collettivo, da sempre regolato in autonomia dalle parti sociali, è sempre di più uno strumento di organizzazione, di flessibilità, di tutele, di sistemi di welfare. Stiamo dunque attenti a non minarlo nelle fondamenta”, ha affermato.

E poi ancora, sangalli ha toccato i temi della sostenibilità energetica, della rigenerazione urbana e dell’importanza del turismo, ma anche del rilancio degli investimenti pubblici. “Da un lato, negli ultimi 10 anni abbiamo perso 60 miliardi di euro di
investimenti infrastrutturali. Dall’altro lato, ci sono oltre 100 miliardi di euro di opere programmate a bilancio. Insomma, i cantieri vanno sbloccati”.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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