(Teleborsa) – Un Fondo europeo per il rimborso del debito, finanziato con risorse vincolate dei paesi che vi partecipano come “assicurazione sovranazionale” che protegga i percorsi di riduzione dei debiti pubblici, necessariamente lunghi. Questa la proposta lanciata dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, che nelle considerazioni finali alla relazione annuale ha osservato come gli accordi europei sulle clausole di azione collettiva a maggioranza singola sui titoli di Stato (che scatterebbero dal 2022) interverrebbero su un fattore che incide “solo in piccola parte sul costo di una eventuale crisi di insolvenza”.
“Gli accordi europei – ha detto Visco – dovrebbero mirare a individuare i modi per sostenere gli sforzi che devono essere messi in atto dagli Stati membri per ridurre il loro debito. Sono indispensabili politiche di bilancio rigorose e prudenti, ma la riduzione del rapporto tra debito e prodotto è un processo necessariamente lungo, col quale possono interferire eventi non controllabili dai singoli governi. Per questo andrebbe protetta con forme di assicurazione sovranazionale, ad esempio attraverso la creazione di un fondo europeo per il rimborso del debito, finanziato con risorse vincolate dei paesi che vi partecipano” ha affermato il Governatore.
Parlando dell’Unione economica e monetaria Visco l’ha definita “una costruzione incompiuta” affermando che il suo completamento può passare da una “unione di bilancio” che potrebbe partire con stabilizzatori automatici comuni, data la difficoltà di procedere verso strumenti di utilizzo su base discrezionale. Stabilizzatori da finanziare con emissioni a loro volta comuni dell’area euro, prive di rischio. Lo scopo dell’Unione di bilancio infatti sarebbe “comunque in primo luogo la stabilizzazione macroeconomica”. Questo, per Visco, “consentirebbe di conciliare il pieno esercizio di tale funzione con l’equilibrio dei conti pubblici in ciascun paese”. “Se è difficile pensare di realizzare nell’immediato strumenti di tipo discrezionale – ha aggiunto – è invece possibile progettare stabilizzatori automatici comuni, ad esempio con meccanismi che finanzino nelle fasi congiunturali avverse parte delle spese per la disoccupazione. Disegnati in modo da evitare trasferimenti sistematici di risorse da un paese all’altro, questi strumenti contribuirebbero a rendere più fluido il mercato del lavoro continentale e renderebbero più tangibili i benefici dell’Unione economica e monetaria”. In questo quadro “l’introduzione di attività finanziarie prive di rischio (safe assets) nell’area euro è il comune denominatore necessario per completare le tre unioni, bancaria, del mercato dei capitali, di bilancio – ha proseguito Visco – che devono affiancare quella monetaria. Sostituendosi in parte ai titoli pubblici nazionali, un titolo di debito europeo agevolerebbe la diversificazione delle esposizioni sovrane delle istituzioni finanziarie; ridurrebbe il rischio che nei momenti di tensione sui mercati la ricerca di sicurezza da parte degli investitori si traduca in massicce fughe di capitali dai paesi in difficoltà, permettendo invece al mercato finanziario di svolgere un’efficace funzione di assorbimento degli shock; potrebbe essere lo strumento per finanziare gli stabilizzatori automatici comuni”.