(Teleborsa) – L’applicazione degli studi di settore nel 2017 ha riguardato circa 3,2 milioni di soggetti (di cui il 61,5% persone fisiche). Con l’introduzione degli Indici sintetici di affidabilità (Isa) a partire dall’anno 2019, gli studi di settore saranno applicati nel 2018, quale ultimo periodo di imposta di riferimento. Lo rende noto il Mef, aggiungendo che il numero dei soggetti a cui si sono applicati gli studi di settore nel 2017 risulta in calo (-1,4%) rispetto all’anno precedente per effetto principalmente dell’aumento delle adesioni al regime forfettario, introdotto dalla legge 190-2014, che non prevedeva l’applicazione degli Studi di settore ai soggetti che avevano aderito a tale regime semplificato.
Il reddito medio dichiarato più elevato si registra nel settore delle attività professionali (49.190 euro, +3% rispetto al 2016), seguito dal settore delle attività manifatturiere (37.680 euro, -6,9% sul 2016) e dal settore dei servizi (27.330 euro, -4,5%).
Gli andamenti dei settori manifatturiero e dei servizi risentono della modifica del criterio di determinazione del reddito d’impresa in contabilità semplificata che passa da “competenza” a “cassa”. Nel settore del commercio, in cui l’incidenza delle rimanenze è preponderante rispetto agli altri settori, la modifica incide in maniera maggiore ed il reddito medio risulta particolarmente basso nell’anno in esame (4.410 euro).
Un confronto tra i livelli di reddito medio dei soggetti congrui e non congrui, prosegue il Mef, mostra differenze molto elevate: escludendo i soggetti di minori dimensioni, si passa complessivamente da un reddito medio di 46.640 euro per i soggetti congrui ad una perdita media di 3.160 euro per quelli non congrui.I ricavi-compensi totali dei contribuenti soggetti agli studi di settore, riferiti all’anno di imposta 2017 sono risultati pari a 729 miliardi di euro. Si registrano un lieve incremento rispetto al 2016 (+0,9%) e andamenti leggermente differenziati tra i settori: i servizi mostrano l’incremento maggiore (+1,5%), seguiti dalle attività professionali (+1,3%) e dalle attività manifatturiere (+0,7%); sostanzialmente stabile risulta il commercio.
Il reddito totale dichiarato è pari a circa 91,7 miliardi di euro, in flessione del 14% rispetto all’anno precedente; il reddito medio dichiarato è pari a 25.290 euro per le persone fisiche e a 34.260 euro per le società di persone; questi valori non sono direttamente confrontabili con l’anno procedente a causa della modifica normativa (da competenza a cassa) la modifica determina l’integrale deduzione delle rimanenze iniziali e pertanto un calo dei redditi dichiarati nell’anno. Il reddito medio dichiarato dalle società di capitali è pari a 34.670 euro (+4,3% rispetto all’anno precedente). In relazione alla composizione percentuale dei valori dichiarati si evidenzia che, a fronte di oltre la metà del totale dei ricavi-compensi (54,5%), le società di capitali dichiarano solo il 24,5% circa del totale dei redditi; diversamente, a fronte del 25,5% dei ricavi o compensi totali, le persone fisiche dichiarano il 54% dei redditi complessivi. Queste quote percentuali, riflettendo la specifica struttura produttiva delle diverse forme giuridiche dei contribuenti, sono sostanzialmente in linea con quanto evidenziato lo scorso anno.