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Governo: Salvini gongola, Di Maio traballa. In arrivo “letterina” della UE

Al momento, poche certezze e molta confusione sul futuro prossimo dell’esecutivo gialloverde. A rischiare di far saltare il banco, già precario, ci hanno pensato le Elezioni Europee che hanno siglato l’ascesa senza se e senza ma di Matteo Salvini, rinforzando dunque la posizione della Lega che di fatto diventa il primo partito in Italia, e facendo sprofondare quasi nell’abisso i colleghi CinqueStelle, alle prese, invece, con una emorragia di consensi sulla quale ormai non si può più tacere.

La debacle dei pentastellati è netta e dolorosa. E Di Maio non si nasconde più: “Ringrazio i 4,5 milioni che hanno votato il M5S – ha detto il Vicepremier in una conferenza stampa nel primo pomeriggio – e ringrazio anche chi non ci ha votato perché dal loro comportamento noi impariamo e prendiamo una bella lezione. Faccio i complimenti alla Lega e al Pd e a tutti i partiti che hanno avuto un incremento”.

Dopo ore di silenzio, il capo politico del Movimento esce dall’ultima trincea. La parola che nessuno pronuncia apertamente, ma serpeggia è “dimissioni”.  Per ora, scongiurate ma Di Maio sa che dovrà “allargare” la cabina di comando.”Ho sentito tutti i rappresentanti delle anime del M5S, Beppe Grillo, Davide Casaleggio, Alessandro Di Battista e Roberto Fico e nessuno mi ha chiesto le dimissioni”, ribadisce il Vicepremier mentre sente la “poltrona” scricchiolare.

THE DAY AFTER –  All’indomani del voto europeo, il messaggio è chiaro: equilibri di forza capovolti con Salvini che gongola e Di Maio che traballa. Sul tavolo più di un dossier bollente pronto a mettere alla prova la già difficile convivenza tra i due partiti.  Matteo Salvini, intanto, sventola la bandiera del vincitore e parte all’attacco indicando le priorità sue e del Carroccio:  in primis riduzione delle tasse, con il cavallo di battaglia Flat Tax, Tav e grandi opere bloccate, Autonomia, sicurezza.  A disturbare il sonno dell’esecutivo, lo spettro di una manovra da oltre 30 miliardi che l’Italia sarà chiamata a mettere in campo in autunno e che parte con un fardello pesantissimo: 23 miliardi di clausole di salvaguardia da disinnescare, in gran parte legati all’aumento dell’Iva. 

IN ARRIVO LA “LETTERINA” DELLA UE – Uno scenario a dir poco complesso. Ma non basta: bisogna anche fare i conti con l’imminente arrivo della lettera con la quale la Commissione europea chiederà spiegazioni sull’aumento del nostro debito pubblico. Primo passo per l’apertura di una procedura d’infrazione. 

Fonti europee, citate anche dalla stampa straniera, confermano che entro una settimana o al massimo il 5 giugno, dovrebbe arrivare a Roma la richiesta di chiarimenti sul debito pubblico, schizzato al 132% del PIL (oltre il doppio del 60% richiesto dai parametri UE) e la conseguente violazione della regola di riduzione per l’anno 2018.

La lettera sarebbe il primo passaggio di un procedimento piuttosto lungo: nella missiva, la Commissione chiederebbe i motivi del mancato rispetto, valutando in seguito se le risposte del governo siano adeguate anche in base a fattori decisivi come la bassa crescita e la bassa inflazione.

Se la risposta di Roma non dovesse soddisfare la Commissione, si aprirebbe la strada verso la procedura d’infrazione per disavanzo eccessivo, chiedendo a quel punto un “deposito infruttifero” fino allo 0,2% del prodotto interno lordo, circa 3,5 miliardi di euro.


Fonte: https://quifinanza.it/finanza/feed/

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