in

Dazi americani: perché Nike e Adidas sono in allarme per i consumatori

Nike, Adidas e altri colossi del settore calzaturiero hanno scritto una lettera aperta al presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, per esprimere la loro preoccupazione in merito all’aumento dei dazi verso la Cina.

Le aziende si sono mostrate molto preoccupate per la decisione, che considerano catastrofica per i clienti finali e per l’economia americana in generale. Un aumento sulle spese di importazione, già alte, per prodotti che vengono in parte realizzati in Cina, porterà inevitabilmente ad una crescita vorticosa dei prezzi finali.
La Footwear Distributors & Retailser of America (FDRA) avanza delle stime in merito, che evidenziano un aumento di 7 miliardi annuali sui costi attuali per i clienti, ogni anno, in aggiunta a quanto gli americani attualmente pagano a causa delle tariffe elevate già attive per quanto riguarda la produzione di scarpe che risalgono al 1930.

Mentre i dazi negli Stati Uniti su tutti i beni di consumo sono intorno all’1,9% con una media dell’11%, per quanto riguarda le calzature si arriva fino al 67,5%, per cui con l’aggiunta del 25% si arriverebbe a ben il 92% totale, una cifra insostenibile che peserà sulle tasche dei consumatori finali. Ogni azione in questo senso avrà un effetto immediato e di lungo termine sugli individui e sulle famiglie, costituendo anche una minaccia per la stabilità di alcune delle aziende tra le più grandi in America.
Non è fattibile nel breve termine neanche abbandonare del tutto la produzione in Cina e spostarsi in altri paesi , dato che si tratta di manovre che durano anni e vanno pianificate con attenzione.Per questo motivo, le aziende concludono sostenendo che “la proposta di aggiungere tariffe extra su tutte le importazioni costringe i consumatori americani di pagare il conto ed è tempo di porre una fine alla guerra dei dazi”.

Dondald Trump ha annunciato questa manovra come di sua abitudine giorni fa con un tweet, sostenendo che da 10 mesi la Cina sta già pagando agli USA dazi pari al 25% su prodotti per 50 miliardi di dollari in high tech e il 10% su 200 miliardi di dollari per altri prodotti, cifra verrà aumentata al 25%, per un valore totale di 325 miliardi.
Sempre su Twitter si dichiara fiducioso di poter arrivare a un accordo con il presidente Xi Xi Jinping ma annuncia che accetterà solo una proposta che sia vantaggioso per gli USA “o altrimenti niente”, come da lui stesso dichiarato.

Queste nuove tariffe proposte dall’amministrazione repubblicana, con dazi al 25% sulla metà dei prodotti importati dalla Cina, secondo le stime degli analisti dell’Oxford Economics, costeranno agli Stati Uniti ben 62 miliardi di dollari entro il 2020, pari allo 0,3% del PIL del paese, ma si ripercuoteranno anche sull’economia globale, per un totale di 360 miliardi di dollari.
Mentre alcune aziende tra cui Google che ha annunciato di interrompere gli aggiornamenti per Huawei, sostengono questa politica, altre a quanto pare non la pensano allo stesso modo e si dichiarano preoccupate per le conseguenze sui consumatori finali.


Fonte: https://quifinanza.it/finanza/feed/

Anief, pre-adesioni gratuite per i ricorsi al Tar Lazio

Borse asiatiche contrastate. Tokyo chiude positiva