(Teleborsa) – Theresa May apre, a sorpresa, a un secondo referendum sulla Brexit. L’ultimo tentativo in extremis della premier inglese per far approvare il suo accordo per l’uscita dall’Unione Europea arriva nel corso di un discorso pronunciato al centro Price Waterhouse Cooper, a pochi metri da Westminster, nel quale si è detta favorevole alla possibilità che la Camera dei Comuni possa votare un emendamento sul secondo referendum nell’ambito dell’approvazione della legge quadro sull’uscita dall’UE che presenterà a Westminster a inizio giugno.
L’apertura di May arriva come “ultima offerta” per non lasciare che la Brexit sia “definitivamente in pericolo”, pur confermando che il suo accordo, già bocciato tre volte dal Parlamento inglese, sia la carta migliore da giocare.
La mossa però sarebbe soltanto un modo per riportare al voto in Aula il suo accordo: se infatti i Comuni votassero sì all’emendamento, dovrebbero riguardare il piano rivisto per la quarta volta. Non solo. May ha anche aperto a una sorta di unione doganale temporanea finché non sarà risolta la delicata questione del confine irlandese.
Le concessioni della premier hanno però scontentato tutti. Da una parte si è riaccesa la disputa interna ai conservatori, con la frangia degli Brexiters sempre più forte e Boris Johnson pronto a prendere il suo posto alla guida del partito (e del governo).
Dall’altra è arrivato il secco no del leader laburista Jeremy Corbyn, con cui stava rinegoziando un accordo comune, che ha definito la proposta della premier tory “una rimasticatura di quanto già discusso“.
“Non vi sono cambiamenti fondamentali sull’allineamento al mercato unico e sull’unione doganale” come su altre garanzie, taglia corto Corbyn, aggiungendo che il Labour, restando così le cose, “non sosterrà” ufficialmente il testo in seconda lettura.