I mercati azionari, tranne in casi eccezionali, non influenzano le scelte di politica monetaria, che invece sono di solito determinate da variabili macroeconomiche, inflazione prima di tutto. È tuttavia successo come tra fine 2018 e l’inizio del 2019 quando, complice il sell off registrato da Wall Street arrivata a perdere quasi il 20% dai massimi, la Federal Reserve abbia deciso di rinviare la programmata stretta sui tassi a data da destinarsi.
Ma fino a che punto le vendite di Wall Street possono modificare le decisioni della Fed, spingendola ad esempio mettere in atto un taglio del costo del denaro?
Secondo l’ultimo sondaggio condotto tra i gestori da Bank of America Merrill Lynch– ripreso dal Sole 24 Ore – la soglia da tenere dell’indice S&P500 da tenere d’occhio è 2.350 punti, ovvero il 22% meno rispetto ai massimi di 2.954 toccati il primo maggio o del 17,8% se calcolato rispetto ai livelli della chiusura di venerdì scorso.
Questa soglia sembra tuttavia fuori dall’orizzonte degli analisti di Bank of America Merrill Lynch che, a dispetto dell’ultima escalation delle tensioni commerciali tra Usa e Cina, vedono lo S & P 500 a 3.000 punti nel terzo trimestre, che rappresenterebbe un guadagno di circa il 6% rispetto all’attuale livello nonché anche un record per l’indice, dopo il precedente quello del primo maggio.