(Teleborsa) – A Londra il quadro continua a essere complesso: tanti ancora i tasselli da sistemare per completare il puzzle. Prosegue, infatti, il muro contro muro tra Theresa May e il fronte dei “ribelli” che nel suo partito ne chiedono “testa” ormai da tempo e con una certa insistenza, spingendola a fare un passo indietro, sulla scia delle divisioni che finora hanno bloccato l’attuazione della Brexit, o almeno di indicare una data sulle dimissioni anticipate da lei stessa annunciate di recente per i prossimi mesi, ma solo in termini vaghi.
MAY RESISTE AL PRESSING – Alcuni vorrebbero che le dimissioni arrivassero in particolare già dopo l’annunciato risultato negativo delle Europee. O almeno in caso di bocciatura della legge attuativa sulla Brexit che il Governo vuole riproporre a Westminster la settimana del 3 giugno.
DIMISSIONI DOPO VOTO – Fatto sta che l’obiettivo della Signora di Downing Street è solo uno, ossia riuscire laddove ha fino ad ora fallito, strappando l’agognato via libera del Parlamento alla Brexit e s’impegna a indicare una data per le sue dimissioni da leader Tory e da Premier solo dopo il voto “in seconda lettura” sulla legge per l’attuazione dell’uscita dall’Ue che intende sottoporre a Westminster, appunto, la prima settimana di giugno.
Lo si legge in un comunicato diffuso dopo un incontro fra la stessa May e i deputati del gruppo parlamentare del suo partito in seno al Comitato 1922, organismo interno incaricato di gestire le elezioni per la leadership Tory e di fissarne le regole.
Stando al comunicato, Theresa May ha insistito a dichiararsi “determinata ad assicurare l’effettiva uscita del Regno Unito dall’UE entro l’estate”.