(Teleborsa) – C’è ancora molta incertezza sul delicato tema del salvataggio di , falliti tutti i tentativi di trovare un soggetto interessato al suo risanamento e rilancio. Dopo la fuga dei fondi e l’impossibilità dichiarata dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD) di convertire le obbligazioni convertibili della banca, restano due chance: un salvataggio pubblico diretto, difficilmente percorribile, o una soluzione di sistema che coinvolga tutte le banche con l’obiettivo di preservare la stabilità finanziaria. E proprio rispetto a queste possibilità hanno espresso il loro parere i banchieri delle principali banche italiane.
Per Carlo Messina, AD di Intesa Sanpaolo, serve una soluzione industriale perché lo Schema Volontario del Fondo di Tutela dei Depositi non può avere il controllo di una banca. “Per quanto mi riguarda escludo totalmente i contributi volontari”, ha detto il banchiere che però non si sbilancia se per la banca genovese sia preferibile un salvataggio pubblico o privato.
Il Presidente di , Fabrizio Saccomanni, ha detto che “non ci sono novità” ed ha confermato la disponibilità, già espressa dall’Ad Jean Pierre Mustier, per un’operazione di sistema, con intervento proporzionale di tutte le banche italiane, anche se ha precisato che questa è giustificata solo “se vi è una esigenza di stabilità sistemica”.
L’AD di BPER Banca, Alessandro Vandelli ha escluso la possibilità di un intervento diretto in Carige ed ha smentito che si stia esaminando un dossier.
Prudente anche l’AD di , Victor Massiah, che non ha voluto commentare una eventuale partecipazione ad un salvataggio di sistema, mentre ha confermato solo la partecipazione al bond sottoscritto dal Fondo interbancario.