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Confindustria, nel 2018 Italia rimane settima potenza manifatturiera

(Teleborsa) – La manifattura mondiale “sta uscendo da una lunga fase di sviluppo, avvenuta nel segno della globalizzazione”. Il tramonto di questa fase, che aveva visto affermarsi a livello mondiale una visione multilaterale degli scambi internazionali e la progressiva liberalizzazione dei mercati, “apre un orizzonte nuovo, e pone le economie industriali (antiche e recenti) di fronte a percorsi inediti”.

Nonostante la contrazione dei livelli di attività subita negli anni della crisi, “l’Italia è nel 2018 ancora la settima potenza manifatturiera del mondo”. Ma si trova “di fronte a un contesto fortemente mutato, in cui il sostegno garantito fin qui dalla domanda internazionale rischia di ridimensionarsi, riproponendo la questione irrisolta di un mercato interno strutturalmente debole”.

E’ la sintesi delle conclusioni del Rapporto 2019 del Centro Studi di Confindustria “Dove va l’industria italiana”, presentato oggi in Assolombarda a Milano.

Spicca in questo quadro “la persistente debolezza della domanda di investimento, fortemente penalizzata dal crollo della componente pubblica dedicata alle infrastrutture”. Ma la stessa componente privata – pure sostenuta dalle politiche di incentivazione alla trasformazione della manifattura in chiave 4.0 – “risente a sua volta del clima di crescente incertezza, sia sul piano economico che su quello politico”.

ALLARME PER RITARDO DIGITALE – “Siamo in una situazione che dovrebbe suscitare forte senso di allarme, perché il grande ritardo digitale che sconta l’Italia in Ue sta ormai pesando molto negativamente sul tasso di crescita dell’economia, che non trova la via per risalire dallo zero virgola”. Lo ha detto il Presidente di Confindustria Digitale, Cesare Avenia, intervenendo al convegno inaugurale di Forum PA.

“Per rilanciare l’economia – ha aggiunto – dobbiamo accelerare sulla digitalizzazione con un piano di interventi straordinari e una regia centralizzata. Agid (Agenzia per l’Italia Digitale, ndr) e Team digitale devono essere messi nelle condizioni di collaborare a pieno, ancorati a una governance del digitale saldamente allocata a Palazzo Chigi, che sia in grado di far dialogare le amministrazioni centrali e locali.

Le sorti dei processi di digitalizzazione della Pa e dell’economia dovrebbero essere sganciati dalla contingenza politica, perchè sono strategici e di vasto respiro anche temporale. Vanno incardinati nelle istituzioni, anche attraverso la costituzione presso la Camera e il Senato di due commissioni permanenti sulla trasformazione digitale del Paese. Diffondere l’innovazione digitale significa aiutare l’Italia ad andare verso un modello di sviluppo sostenibile per l’ambiente e per il miglioramento della qualità di vita”.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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