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Italia in coda all'Ue. Giansanti (Confagricoltura): “Necessaria politica lungimirante e coerente”

(Teleborsa) – E’ di questa settimana lo schiaffo dell’unione europea, che ha abbattuto le previsioni di crescita dell’Italia, indicando una crescita molto prossima allo zero per quest’anno (0,1%) e dello 0,7% il prossimo. Seconda peggiore solo la Germania con un incremento dello 0,5% a causa di una frenata dell’export legata alla crisi del commercio mondiale, alimentata dalla lunga disputa fra USA e Cina.

Previsioni che hanno spento gli entusiasmi alimentati dagli ultimi dati del PIL del 1° trimestre, pubblicati di recente dall’Istat, che hanno sancito l’uscita dell’Italia dalla recessione con un +0,2%. Una magra consolazione per una crescita prossima allo zero, che resta persistentemente al di sotto della media europea, in un contesto in cui l’economia mondiale sconta già modesti tassi di espansione in un crescendo di tensioni geopolitiche e di escalation del protezionismo.

Di qui l’urgenza di politiche atte a riattivare gli investimenti ed incentivare l’occupazione, soprattutto in ambito giovanile e nelle aree più critiche quali il Mezzogiorno. Sono in corso proprio in questi giorni le audizioni alla Camera ed al Senato sul Dl Crescita e lo Sblocca-cantieri, i due strumenti che il governo ha approntato per portar fuori dal guado l’Italia. Decreti che, pur contenendo alcune misure utili alle imprese (super ammortamento e mini Ires) mostrano di avere ancora una portata “limitata”.

Fra i temi cruciali il rinnovato ruolo dell’agricoltura, non solo rappresentativa del Made in Italy nel mondo, ma anche attore chiave di una crescita sostenibile, dal punto di vista dell’occupazione ed, anche, sotto il profilo della politica energetica. In una intervista rilascia a Teleborsa, il Presidente di Confragricoltura, Massimiliano Giansanti, ha parlato di temi di grande attualità e della necessità di una programmazione economica “lungimirante”.

La Commissione europea ha certificato una crescita dello “zero virgola” per l’Italia, che si pone in coda all’Ue. Quali sono le leve per risollevare le sorti dell’economia tricolore?

“I dati di Bruxelles pongono l’Italia all’ultimo posto in Europa per crescita. E’ urgente un cambio di rotta nella programmazione politica con un piano di sviluppo che ponga al centro l’occupazione“, ha affermato.

“Occorrono strumenti capaci di favorire le imprese nella creazione di posti di lavoro, ma bisogna anche spingere in investimenti pubblici e privati finalizzati a una strategia di sviluppo chiaro, coerente e lungimirante. E il settore primario ha e, sempre più, dovrà avere un ruolo di primo piano in questo percorso”.

Rilancio degli investimenti. Come intervenire e come incentivarli in agricoltura?

“Innanzi tutto bisogna favorire l’accesso al credito che è uno dei problemi più citati dagli imprenditori quando si parla di sviluppo e competitività. Il rischio – ha sottolineato Giansanti – è quello di perdere il treno dell’innovazione per la mancata possibilità di aggiornarsi in un mercato in cui cresce sempre più il peso delle tecnologie di agricoltura 4.0 e del digitale“.

“Bisogna però essere consapevoli che i vincoli che frenano il sistema produttivo si trovano fuori dalle imprese. Riguardano: la modernizzazione delle infrastrutture per arrivare con facilità sui mercati di tutto il mondo; la diffusione delle innovazioni tecnologiche, a partire dal digitale; i costi di produzione che vanno allineati sui livelli di quelli dei nostri principali concorrenti; una Pubblica Amministrazione efficiente a livello centrale e in tutte le Regioni. Se non si superano i gap strutturali è difficile ipotizzare investimenti”.

Turnover in agricoltura. Come incentivare l’occupazione delle nuove generazioni?

“Vanno previste iniziative specifiche per accompagnare le imprese nel ricambio generazionale, che è salutare perché contribuirà alla sostenibilità economica e alla vitalità delle imprese, permettendo all’agricoltura italiana di trasformarsi, come impongono i nostri tempi ed il mercato”, ha affermato il Presidente di Confagricoltura.

“Ed a proposito di accesso al credito – ha aggiunto – guardiamo con interesse all’iniziativa della Commissione europea e della Banca europea per gli investimenti (BEI) di un pacchetto di prestiti da 1 miliardo di euro da destinare specificamente ai giovani agricoltori. Si tenga presente che, ad oggi, nell’Unione europea, i finanziamenti concessi agli ‘under 40’ sono tre volte in meno delle altre aziende agricole; un diniego che attiene più alle garanzie che alla validità dei progetti. Speriamo che ora, con il supporto di Bruxelles, si possa dare concreto impulso al turnover in agricoltura”.

L’occupazione è un fattore chiave per la crescita, ma anche i salari che sono al di sotto della media europea. Si parla molto di salario minimo. Qual è la vostra posizione?

“Siamo molto preoccupati per la previsione per legge di un salario minimo – ha ammesso Giansanti – che finirebbe per far crescere ulteriormente il costo del lavoro e mettere fuori gioco la contrattazione collettiva in agricoltura, che invece è importante salvaguardare e rilanciare perché fissa la retribuzione, ma anche importanti strumenti di welfare aziendale. Con il salario minimo per legge c’è poi il rischio di appiattire le figure professionali, facendo crescere le retribuzioni delle meno qualificate e avvicinandole a quelle superiori”.

Il ruolo dell’agricoltura per una crescita solida e sostenibile?

“L’agricoltura è assolutamente fondamentale nel sistema Paese. Fornisce il cibo e le materie prime e fa da traino al Made in Italy in tutto il mondo con i propri prodotti apprezzati e… pure copiati. Ma non solo. L’agricoltura è sicurezza alimentare, tutela ambientale, salvaguardia e fruizione del territorio, energia rinnovabile, impegno nel sociale”, ha affermato il Presidente.

“Solo un’agricoltura attiva, che guarda lontano (export) e che produce reddito e sostenibilità, a cui si offrono più opportunità che vincoli, sarà in grado di assicurare la crescita del settore e di tutto il Paese”.

Made in Italy: ritenete adeguata la tutela europea e quali rischi dalla guerra commerciale?

“Con la crisi del sistema multilaterale ha fatto bene Bruxelles ad intraprendere la strada degli accordi commerciali bilaterali basati sugli standard europei in materia di sicurezza alimentare, tutela del lavoro e protezione delle risorse naturali. Tra l’altro sono l’unico strumento a disposizione per affermare, progressivamente, il riconoscimento e la protezione delle indicazioni geografiche”.

“Con i negoziati si aprono i mercati, con le guerre dei dazi si chiudono, per questo guardiamo con preoccupazione alle diatribe in atto tra Usa e Cina. E siamo fortemente impensieriti – ha aggiunto – per un’altra imminente scadenza che riguarda direttamente l’Unione europea: entro il 18 maggio il presidente Trump dovrà decidere sull’applicazione di dazi aggiuntivi sulle auto importate dalla UE; ciò inevitabilmente avrà come conseguenza il varo di misure europee di ritorsione, con un’escalation che potrebbe portare pure ad una pesante riduzione delle nostre esportazioni agroalimentari. Ci auguriamo che tutti facciano un passo indietro. Il made in Italy ha bisogno di mercati aperti per continuare a crescere e ad affermarsi a livello mondiale”.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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